Categoria: Gold Business

La ricostruzione delle unghie dei piedi

L’estate è da poco è finita, e dunque anche il momento di indossare sandali per andare in spiaggia o in piscina, eppure questo non significa che non bisogna più prendersi cura delle unghie dei piedi. Molte persone sono totalmente coscienti di quello che è l’aspetto delle unghie dei propri piedi e per questo se ne prendono cura 365 giorni l’anno.

La ricostruzione delle unghie dei piedi è infatti possibile, ed è un qualcosa di abbastanza comune chiaramente quando arriva la stagione estiva e lasciamo i nostri piedi scoperti, ma non solo.

Il trattamento estetico dei piedi ha acquisito infatti un’importanza e un peso sempre crescenti nell’ambito dei trattamenti di bellezza: esso è indicato per le persone che non si sentono a proprio agio nel mostrare i propri piedi a causa del loro aspetto estetico. Questo complesso causa alle persone dei limiti quando devono scegliere le calzature da indossare o mostrare i propri piedi in luoghi come la spiaggia, e la ricostruzione delle unghie è la soluzione che può aiutarli a risolvere.

Ci sono molti episodi che possono portare ad un danno estetico o a una deformazione dell’unghia. Da rotture, tagli mal eseguiti, infezioni da micosi, patologie dell’unghia, etc.

Come si esegue la ricostruzione delle unghie

La ricostruzione delle unghie dei piedi viene eseguita solitamente applicando un gel con agenti antifungini o una resina auto polimerizzante: mediante questo materiale è possibile restituire  un aspetto normale alle unghie che presentavano distrofia, quelle staccate dalla pelle o semplicemente assenti.

La durata della nuova unghia dipenderà in gran parte dalla crescita dell’unghia naturale sottostante, ma la durata media è di solito di circa 6 settimane. Può essere applicato sia nelle donne, che sono quelle che solitamente richiedono di più questo tipo di servizio, come negli uomini ed in qualsiasi momento dell’anno.

Benefici estetici e sanitari

In molti casi questo trattamento ha non solo evidenti benefici estetici, ma anche sanitari. La ricostruzione protegge infatti l’area e favorisce una migliore crescita dell’unghia sottostante, migliora anche alcune patologie come le unghie dei piedi incarnite.

Le unghie ricostruite consentono l’applicazione di uno smalto semipermanente, quindi non solo la persona interessata può superare il suo complesso, ma avrà anche un’unghia spettacolare. È un trattamento rapido, efficace, indolore e con beneficio doppio, ma è importante che venga eseguito da un professionista per ottenere il miglior risultato con tutte le garanzie a livello igienico e di sicurezza.

Se ti piacerebbe specializzarti in questo settore, è possibile frequentare il corso unghie organizzato da Academia BSI, grazie al quale è possibile acquisire le conoscenze necessarie per apportare in sicurezza e con profitto la ricostruzione delle unghie.

Profumo, un business che cresce: mercato italiano da un miliardo di euro

Profumieri di tutta Italia, festeggiate. Sono proprio i profumi alcolici gli indiscussi protagonisti delle vendite nelle profumerie di casa nostra, con un mercato che, solo nell’ultimo anno, ha messo a segno un giro d’affari da un miliardo di euro. Si tratta di un valore in crescita, con un aumento nel 2016 rispetto all’anno precedente di ben il 2,5% rispetto all’anno precedente. Le buone notizie per gli addetti ai lavori della profumeria e della cosmetica arrivano dal Centro studi di Cosmetica Italia, che ha comunicato i dati durante un recente evento a Milano.

Dove si acquistano i prodotti di bellezza

“Questo giro d’affari è canalizzato principalmente nelle profumerie, che sviluppano oltre 800 milioni di euro, mentre drugstore e grande distribuzione totalizzano 244 milioni di euro. La farmacia rimane al palo nella vendita di fragranze, con 12 milioni di euro” ha dichiarato Gian Andrea Positano, responsabile del Centro studi di Cosmetica Italia.

La hit delle vendite in profumeria: i profumi i più desiderati, anche dagli uomini

I profumi, di ogni tipologia, sono in assoluto i prodotti più venduti nelle profumerie: rappresentano infatti il 40% delle vendite totali. Nella hit degli acquisti, seguono i prodotti per il viso (19,9%) e il make up (8,9%). Un altro dato molto interessante è la presenza di uomini tra i banchi e gli espositori delle profumerie: per i mister il profumo è la prima scelta di acquisto. Diversa, invece, la graduatoria delle preferenze espressa dalle donne: le signore sono le principali consumatrici dei prodotti di cosmesi (76% contro il 24% di consumatori uomini).

Etici ed ecologici, così va il mercato

Un’altra tendenza che emerge con sempre maggior forza è l’attenzione verso prodotti etici ed eco compatibili (2%). “Si tratta di tendenze che andranno a confermarsi anche nel prossimo futuro” ha spiegato Gian Andrea Positano. “Nei prossimi cinque anni prevediamo una crescita maggiore delle fragranze che vanno a contribuire al benessere psicologico, come i prodotti che richiamano la natura e l’ecologia”.

Maschile o femminile? Agli italiani piace unisex

Tra le curiosità emerse dall’osservatorio ce ne sono due in particolare da tenere d’occhio. La prima è la tendenza a scegliere fragranze unisex (in Italia il 54% dei consumatori li preferisce a quelli ‘di genere’), tanto che anche una nota floreale come la violetta è sempre più frequente nelle profumazioni maschili. Per quanto riguarda invece i cambiamenti della produzione e dell’offerta verso il mercato, si fa strada la specializzazione nel settore della bellezza ‘halal’, rivolta alle consumatrici musulmane. Le case hanno infatti inventato  fragranze adatte a tessuti, accessori e gioielli e non da spruzzare direttamente sulla pelle, visto il frequente lavaggio di mani e viso richiesto dalla religione islamica.

Negozi storici, un patrimonio tutto lombardo

La Lombardia si conferma la prima regione italiana per numero di negozi storici. Un indicatore importante, che sottolinea la capacità di mantenere e conservare i propri esercizi d’eccellenza, parte del patrimonio collettivo e culturale urbano. Sono ben 19 mila le imprese lombarde con oltre 50 anni di vita su 66 mila in Italia: lo affermano i dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi a giugno 2017. I negozi sono circa 2 mila su 12 mila in Italia, uno su sei.

I settori storici che resistono in Regione

La Lombardia, considerando tutti i settori, è la prima Regione italiana, davanti a Campania e Piemonte con circa 6 mila esercizi storici, Veneto con 5 mila. Prima Milano con Monza con 11 mila, poi Varese con 2 mila, Bergamo con 1.104, Brescia con 1029, Como con 983. Tra le imprese storiche  nei diversi settori, le più antiche sono le 1.465 nate prima del 1940 su oltre 4 mila in Italia.

Per quanto riguarda la tipologia degli esercizi presi in esame, il commercio pesa il 9% lombardo e il 18% nazionale. Inclusa la ristorazione e l’alloggio si raggiunge il 12% lombardo e il 22% nazionale delle imprese storiche. Nel commercio sono 1.672 le imprese lombarde storiche su 12 mila in Italia. Più imprese storiche nel commercio a Milano con Monza (703), Varese (230), Bergamo (143), Brescia (140), Como (108). Nel commercio, tra i più antichi, prevalgono in Lombardia gli alimentari (282 imprese), le ferramenta (136), l’abbigliamento (133).

Anche a livello provinciale, sempre su base nazionale, primeggiano Milano con Monza (11 mila), poi Napoli (3.307), Roma (3.208), Torino (2.823). Nel commercio prima Napoli (1.442), poi Milano con Monza (703), Caserta (648), Roma (632).

Un valore da tutelare

“I negozi storici rappresentano un elemento di forza per la nostra economia e sono concentrati nella nostra Regione rispetto al contesto nazionale. Alle imprese storiche, la Camera di commercio è sempre stata attenta per una valorizzazione in termini di attrattività anche turistica. Rappresentano la memoria del nostro passato e testimoniano la capacità delle nostre imprese di adattarsi ad un contesto mutevole nel Paese e a  livello internazionale. Caratteristiche che rendono la nostra economia particolarmente competitiva” ha dichiarato Marco Accornero, membro di giunta della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza e Lodi.

Un premio per i campionissimi

Dal 2004 la Regione Lombardia ha istituito un premio da riconoscere ai negozi storici. Per il 2017, i premiati sono stati 109.  “Quello del riconoscimento e del sostegno alle attività storiche è solo una delle iniziative inserite in un ampio contesto di misure e di incentivi economici che l’assessorato allo Sviluppo economico ha messo in campo per il settore del commercio. E che si uniscono a quelle contro la desertificazione commerciale, il sostegno degli interventi di riqualificazione e sicurezza degli esercizi commerciali e la valorizzazione di quei negozi e reti commerciali che si sono distinti per la capacità di generare attrattività con iniziative di marketing e strategie di vendita innovative” ha affermato Mauro Parolini, assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia.

La musica fa bene a Milano: con i concerti alberghi da sold out

I concerti di musica leggera sono un’iniezione di ottimismo, e di nuove opportunità di business, per il settore ricettivo di Milano. I dati di questo specifico movimento turistico, tutto in positivo, sono stati divulgati da Servizio marketing territoriale della Camera di commercio di Milano: analizzando i concerti che si sono tenuti nel capoluogo milanese nel mese di giugno 2017, infatti, emerge quanto siano cresciuti occupazione e ricavi degli alberghi grazie ai fan che arrivano da altre parti d’Italia e d’Europa per partecipare agli eventi che coinvolgono gli artisti preferiti.

Occupazione delle camere d’albergo a +11%

L’occupazione delle camere in quei giorni cresce infatti del +11% rispetto ai concerti del triennio 2014-2016, superando il 20% nelle zone di Rho Fiera (+26%) e Nord Zara (+20%). In particolare, salta agli occhi il giro d’affari generato dalla musica:  per le imprese del settore alberghiero di Milano e provincia ha toccato i 2,5 milioni di euro di ricavi a concerto, tra i 500 mila e gli 800 mila euro in più rispetto all’analoga giornata dello scorso anno. Per avere il peso del business, sono oltre 300 i concerti di musica classica, leggera e jazz che si tengono a Milano ogni mese, per una spesa al botteghino di quasi 8 milioni di euro.

Lombardia regina di note

Sempre dalle analisi, risulta che è la Lombardia la prima regione per la musica italiana, con il 20,1% delle imprese attive (circa due mila) e il 21% degli addetti del settore musicale (circa diecimila). Il comparto regionale si compone di 441 imprese del settore manifatturiero tra fabbricazione di strumenti musicali e supporti musicali, 436 imprese del commercio e 1.128 imprese dei servizi, attività di registrazione (460) e discoteche e locali (410) in primis.

Milano la prima in classifica

Milano è prima con 928 imprese specializzate in musica, il 9,3% nazionale, in crescita del 1,8% in un anno e quasi 7 mila addetti nel settore,  afferma un’elaborazione Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese al quarto trimestre 2016. I concerti portano un indotto da 9 milioni di euro al mese in Lombardia: di questi, quasi 8 milioni di euro si concentrano a Milano. La Lombardia pesa circa un terzo sul volume d’affare di tutta l’attività concertistica italiana. In particolare, sono i concerti di musica leggera a “valere” maggiormente  incidono su circa il 90% dell’intero volume d’affari.

10 mila le imprese attive in Italia

In Italia, sono quasi 10 mila le imprese attive nel settore e quasi 50 mila gli addetti. Roma è prima con 988 imprese e 15 mila addetti, seguita da Milano (928 imprese e quasi 7 mila addetti): Firenze e Napoli contano 500 imprese e Firenze oltre mille addetti.

L’arredo italiano sta bene e attua opposte strategia

L’arredo italiano è in buona salute. Digerita la lezione Ikea, multinazionale svedese che ha saputo vendere su larga scala quel concetto di mobile nato proprio in Italia, il comparto ha chiuso in positivo il 2016, e analizzando i numeri s’intuisce subito che il successo deriva dall’export. Le aziende italiane hanno capito che la partita in questo settore chiave del made in Italy deve giocarsi sulla qualità, il valore aggiunto del prodotto e un graduale spostamento verso i segmenti più remunerativi del mercato. Il proverbiale design italiano, l’innovazione e l’intraprendenza delle aziende nostrane, hanno consentito nel 2016 una crescita delle esportazioni dell’arredo pari al +2%. I principali incrementi di export si sono registrati in Usa (+8,8%) e Spagna (+8,5), e all’orizzonte s’intravedono nuove sfide e mercati da esplorare, come quello iraniano.

L’andamento delle esportazioni del segmento cucine è sopra la media del mobile made in Italy, un fattore che autorizza a pensare all’alto valore d’immagine che l’Italia ha saputo creare intorno al mondo dell’agroalimentare, della ristorazione e dei settori ad essi legati, come i casalinghi, l’utensileria e i piccoli elettrodomestici. L’arredo italiano, dunque, continuerà a insistere lungo le direttrici del design, dell’originalità, della tecnologia e dell’innovazione nei materiali e nei processi produttivi. Penserà sempre più all’export, a come riconquistare il mercato russo, colpito nel 2015 dalle sanzioni economiche dell’Ue. Un mercato ghiotto di arredamento made in Italy, costituito da oltre 20 milioni di famiglie benestanti, e da un pubblico curioso che si è riversato all’ultimo Salone World Wide di Mosca ad ammirare i nuovi prodotti di oltre 200 aziende italiane, che hanno retto meglio dei competitor la perdita di quota di mercato dovuta alle sanzioni in Russia, e che ora vogliono essere le prime a ripartire.

Ma non c’è solo lusso e alto di gamma a guidare la riscossa dell’arredo italiano. L’e-commerce consente nuove formule e proposte low cost, e alcuni mobilifici riescono a indirizzare la loro offerta alla stessa ampia clientela che di solito sceglie Ikea ma, essendo un po’ stufa di ritrovare i medesimi arredi nelle case di amici e parenti, cerca un maggior grado di originalità pur rimanendo nella stessa fascia di prezzo. Un’azienda che viene in mente, ad esempio, è I Grandi Maestri, che vanta un catalogo strutturato su tavoli, sedie, sgabelli, chaises lounges, librerie, poltrone e divani ispirate dichiaratamente al Bauhaus, scuola di design e architettura nata in Germania nel 1919 e ispirata al funzionalismo e al razionalismo.

 

Il business del matrimonio

Fotografi, wedding planner, make-up artist, autisti, ristoratori, designer… quanti ruoli e quanto business ruota intorno a questo settore? In Italia, ed in particolari in meridione, i matrimoni sono sempre stati un’occasione d’oro per diversi imprenditori di diversificare la propria attività e di fare davvero grossi affari. Negli ultimi anni, poi, sono nate vere e proprie aziende anche un pochino improvvisate, che hanno puntato tutto sulla promozione e sul marketing web anche offrendo servizi di livello non adeguato. Bene, direte voi, e quindi? E quindi l’ultima tendenza in fatto di matrimoni sembra essere il servizio verso clienti stranieri, che sognano di sposarsi nel nostro bellissimo Paese. Con un’adeguata struttura commerciale, è possibile infatti seguire gli sposi, sopratutto da paesi quali la Gran Bretagna ed il Nord Europa, dove la capacità di spesa è molto più elevata rispetto alla coppia media italiana, offrendo loro un servizio “all inclusive” con margini davvero importanti.

Ecco allora che la conoscenza della lingua, i giusti “agganci” e la capacità di relazionarsi con le persone diventano quasi gli unici requisiti per poter intraprendere questa attività. Tuttavia, non crediamo che i numeri siano così alti da poter garantire alle decine e decine di imprenditori che si stanno affacciando in questo settore un business continuo e duraturo, come sempre saranno poi i dettagli e la capacità di innovare a fare la differenza. Non più location fredde ed eleganti, ma ambientazioni originali e di tradizione, soluzioni per gli ospiti che intrattengano per tutta la durata del soggiorno, servizi esclusivi pre-matrimoniali per la sposa (personal shopper a Milano), nonchè proposte ad hoc anche per il viaggio di nozze o, semplicemente, per il “day after”.

I partner giocano, altresì, un ruolo fondamentale: non è solo l’international wedding planner a dover conoscere la lingua, a sapersi interfacciare nel momento del bisogno (e del nervosismo…) e ad avere, in generale, un “buon gusto”, ma anche chi offre poi agli sposi il servizio. Il fotografo, in primis, ma anche la truccatrice, l’autista, il responsabile della location… L’identità del gruppo è ciò che può realmente dare il successo in questo business, che nuovo non è, ma ha ancora ampi margini di crescita.