Autore: Isabella Carrasco

Bilanci di sostenibilità: perchè gli investitori non si fidano?

Nati negli ultimi vent’anni per far conoscere l’impegno delle aziende su temi quali ambiente, impegno sociale e governance aziendale, i bilanci di sostenibilità cadono sempre più sotto la scure del sospetto. Quello di essere in realtà operazioni di greenwashing.
Secondo il rapporto Global Investor Survey stilato da PwC il 94% degli investitori non si fida dei Bilanci di sostenibilità, poiché sospetta si tratti di un ecologismo di facciata che nasconda l’ impatto negativo delle proprie attività.

Il 76% degli investitori, prima di valutare un investimento, vorrebbe quindi una migliore rendicontazione dei costi reali sostenuti dalle aziende per rispettare gli impegni di sostenibilità.

Nel 2023 le chiusure dei fondi EG superano le aperture

Il sospetto di essere sostanzialmente in cattiva fede non nuoce solo alla reputazione dell’organizzazione, ma ha impatti diretti sul mondo finanziario. Non a caso, segnala il New York Times, in Usa il 2023 è stato l’anno peggiore per gli investimenti nei fondi sostenibili (-13 miliardi di dollari), e le chiusure (16) dei fondi EG sostenibili hanno superato le aperture (7). Stesso trend nel mercato europeo, secondo il report Esma Trv Risk Monitor pubblicato a gennaio. Un bel problema per le imprese, che vedono quello che dovrebbe essere uno strumento importante per comunicare i propri valori e iniziative trasformarsi in un boomerang.

In pratica, chi compra dall’azienda azioni, fondi o prodotti, parte dall’idea che non sia stata trasparente, abbia ingigantito il proprio impegno, o addirittura abbia mentito.

Un rendiconto su attività e risultati in ambito ESG

La redazione del Bilancio di sostenibilità è stata introdotta nel 2001 dall’Unione Europea su base volontaria.
Anche se si chiama ‘bilancio’, quello di sostenibilità non ha carattere finanziario, ma contiene le attività, i risultati e i valori su cui l’impresa (o un ente) agisce e si riconosce e che hanno un impatto positivo su tre dimensioni, economica, ambientale e sociale (ESG).

Il tutto quasi sempre in un’ottica di medio e lungo periodo e in modo integrato, perché i tre fattori ESG, anche se rendicontati in modo separato, si intrecciano l’uno con l’altro.
L’obiettivo del report è proprio quello di comunicare dettagliatamente i propri valori e il proprio impegno nell’ampio ambito della CSR (Corporate Social Responsability) a tutti gli interessati, che possono andare dai fornitori agli azionisti, dai cittadini agli investitori, dai clienti ai media.

Come minimizzare il rischio di essere accusati di greenwashing?

Cosa accade se i bilanci vengono giudicati falsi? Che gli investitori fuggono dall’investimento e i consumatori non comprano i prodotti e i servizi dell’azienda. Entrambe, eventualità da scongiurare.

In aiuto degli imprenditori viene un decalogo stilato da ARB S.B.P.A., società benefit per azioni impegnata nella creazione di progetti ad alto valore scientifico, seguendo il quale si può minimizzare il rischio di essere accusati di greenwashing. Ovviamente, come riporta Adnkronos, se alla base non si sta effettivamente facendo greenwashing.
E tenendo bene a mente le linee guida e gli standard di rendicontazione, soprattutto i più diffusi, quelli predisposti da Global Reporting Initiative (GRI).

Il Mindset coaching nel mondo vale 20 miliardi di dollari e cresce anche in Italia

Presente negli Stati Uniti già negli anni ’60, a partire dagli anni ’90 il mindset coaching si è diffuso anche in Italia. Secondo PwC a fine 2022 ha raggiunto un valore di 20 miliardi di dollari a livello mondiale, e secondo il Global Coaching Study 2023 di ICF, International Coaching Federation, nel 2022 il numero dei coach ha superato quota 100mila, il 54% in più rispetto al 2019. In Europa occidentale la crescita è del +51%.

A oggi, non sono solo le aziende ma anche le singole persone a cercare il supporto di un life coach per migliorare la qualità della vita, sia in ambito personale sia professionale.

L’era digitale richiede coach aggiornati e specializzati in settori specifici

Ma quanto costa un life coach? In Europa la tariffa media per un’ora di coaching è 277 dollari, mentre il numero di coach attivi è 30.800.
Oggi i professionisti che eccellono sono capaci di destreggiarsi tra le piattaforme web e social, distinguendosi per competenza e versatilità.

L’era digitale richiede coach non solo costantemente aggiornati, ma anche specializzati in settori specifici, come miglioramento della vita personale, professionale, l’ottimizzazione delle dinamiche interne o focalizzati su target specifici, con un focus su aspetti diversi della crescita e del benessere.
In ambito aziendale, emerge sempre più l’importanza di migliorare lo spirito di gruppo e l’engagement. E l’uso di valutazioni psicometriche per rafforzare la comunicazione e la collaborazione all’interno dei team si sta dimostrando fondamentale.

Un aiuto a bilanciare aspetti lavorativi e personali

Soprattutto nel settore sanitario si evidenzia un interesse crescente per i coach specializzati nella prevenzione o recupero da burnout di medici, infermieri e Oss, utilizzando tecniche di mindfulness.

“In un’epoca digitale che continua a ridisegnare il panorama aziendale, la specializzazione e l’approfondimento tecnologico diventano i pilastri portanti del coaching di successo – commenta Alessandro Da Col, Mindset ed Executive Coach e co-fondatore, insieme ad Alessandro Pancia, dell’Accademia Crescita Personale Meritidiesserefelice -. Favorire una cultura aziendale che sa adattarsi e reagire è fondamentale in un mondo in rapido cambiamento. Il lavoro ormai si intreccia con l’identità personale, ma è cruciale mantenere un equilibrio: il coaching aiuta a differenziare e bilanciare gli aspetti lavorativi e personali, permettendo di realizzarsi pienamente”.

“Il nostro obiettivo è potenziare l’empowerment” 

“Oltre al guadagno, le persone cercano di appartenere e fare la differenza nel loro ambiente di lavoro – aggiunge Alessandro Pancia -. Riconosciamo quindi la necessità per le aziende di evolversi, non solo con salari e benefit, ma sviluppando un ambiente che valorizzi ogni dipendente come parte di un obiettivo comune”.

In questo contesto, la coerenza aziendale, l’ascolto delle esigenze del personale e il rispetto diventano fondamentali per promuovere un’autentica comunità aziendale, riferisce Adnkronos.
“Il nostro obiettivo è potenziare l’empowerment – sottolinea Pancia -, consentendo ai dipendenti di esprimersi e crescere, e sentirsi parte di qualcosa che supera il mero aspetto economico”.

Immobiliare, Monza Brianza e Lodi trainano il mercato

Le rilevazioni sui prezzi degli immobili nel secondo semestre del 2023 indicano un rallentamento delle transazioni nei territori di Milano, Monza Brianza e Lodi. Questa situazione è attribuibile all’incremento dei tassi di interesse e alle maggiori difficoltà nell’ottenere mutui e finanziamenti. La conseguenza, infatti, è un mercato più attendista, con domanda e offerta che fanno fatica ad incontrarsi e quindi con tempi delle compravendite più lunghi.

È il quadro che emerge dall’ultima Rilevazione dei prezzi del mercato immobiliare condotta dalla Commissione Immobili della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. 

Crescono di più i prezzi medi a Monza e Lodi che a Milano 

L’analisi evidenzia un aumento dell’1% a Milano nel settore residenziale rispetto al primo semestre 2023. Monza e Lodi registrano un aumento più significativo del 2%, con incrementi specifici nelle diverse zone, come il +2% nella zona sud di Milano, +4% nel quadrante est di Monza, e +4% nella periferia di Lodi.

I prezzi medi per gli appartamenti nuovi a Milano toccano i 6.400 €/mq, con variazioni contenute e valori massimi di 11.671 €/mq nel centro e 4.712 €/mq nella zona sud. A Monza città, il prezzo medio per il nuovo si attesta a 3.228 €/mq, con crescita del 4% nella zona est. A Lodi, si registra una crescita del 2% nel prezzo medio di acquisto del nuovo, con una performance significativa nella periferia a 2.164 €/mq e prezzi medi di 3.075 €/mq nel centro città.

Difficile il match tra domanda e offerta

Marco Zanardi, Vicepresidente della Commissione Immobili, osserva che il mercato sta attraversando un momento di riflessione, con una certa discrepanza fra domanda e offerta. Fanno fatica a incontrarsi le aspettative dei proprietari – che si basano sui valori del 2022 – e quelle dei potenziali acquirenti, che invece sono orientate al ribasso come previsto nel 2024. E’ questa una delle principali ragioni dell’allungamento dei tempi delle compravendite.

Però, e questa è una notizia positiva per il settore, la prevista diminuzione dei tassi nella seconda metà del 2024 potrebbe portare a una ripresa degli investimenti. Nell’attesa, si osserva uno spostamento verso la locazione da parte di coloro che non soddisfano gli standard richiesti dalle banche. 

L’appeal delle nuove costruzioni in classe A

Si nota un crescente interesse per le nuove costruzioni con standard energetici elevati, che garantiscono minori spese di gestione. Un altro trend è il desiderio di disporre di metrature più ampie, con spazi destinati allo smart working.

Infine, una tendenza singolare è quella definita della “seconda prima casa”. Si tratta del fenomeno che vede un crescente interesse per immobili al di fuori della città, in località solitamente dedicate alla villeggiatura, ma da adibire a residenza per periodi più lunghi. E qui Monza e Lodi vincono facile, grazie a costi più contenuti, a una migliore qualità di vita e ottimi collegamenti con Milano.

Clima: le Pmi situate in zone vulnerabili sono più esposte a fallimento

È quanto afferma Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, a commento dei dati emersi dal Focus di Censis e Confcooperative dal titolo ‘Disastri e climate change conto salato per l’Italia’. “Ben una Pmi su quattro è minacciata, perché localizzata in comuni a rischio frane e alluvioni, presentando una probabilità di fallire del 4,8% più alta di quella delle altre imprese’“.

Allo stesso tempo, rischia di realizzare un risultato economico inferiore del 4,2% rispetto alle altre imprese, ed è soggetta a una dimensione aziendale, in termini di addetti, anch’essa inferiore alle imprese localizzate in territori non esposti a rischi di frane e alluvioni.

È infatti l’agricoltura il settore più colpito dagli eventi metereologici estremi avvenuti in questi ultimi anni. Nel 2022, ad esempio, i disastri hanno bruciano 210 miliardi di euro. Ed è all’Italia che spetta il conto più salato in tutta la UE.

Nel 2022 la produzione agricola ha perso 900 milioni

“L’agricoltura è il settore economico che risente di più le conseguenze dei cambiamenti climatici – prosegue Gardini -. L’andamento dell’economia agricola nel 2022 ha registrato un calo della produzione dell’1,5%, poco meno di 900 milioni di euro”.

Buona parte del risultato negativo è da imputare alla diffusa siccità e alla carenza di precipitazioni, tanto che il 2022 è considerato l’anno più caldo di sempre. Quasi tutte le tipologie di coltivazioni hanno subito un duro contraccolpo. La produzione di legumi è calata del -17,5%, l’olio di oliva del -14,6%, i cereali del -13,2%.
In flessione anche ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%).

Il Nord Ovest più colpito dalla flessione

Sempre nel 2022, aggiunge il presidente di Confcooperative, “Il comparto zootecnico ha subito una riduzione della produzione pari allo 0,6%. Dal punto di vista territoriale, la flessione del volume di produzione ha avuto una maggiore incidenza nel Nord Ovest (-3,5%) e nel Sud (-3,0%), mentre al Centro non si è registrata alcuna variazione. Se si guarda al valore aggiunto, la tendenza negativa appare particolarmente evidente nel nord Ovest, con un -7,6%. Al Sud il valore aggiunto si riduce del 2,9%”.

In totale, è di 210 miliardi di euro il conto che disastri naturali e cambiamenti climatici hanno presentato al nostro paese.

“Un conto salatissimo”

“Si tratta di un costo pesantissimo pari all’intero importo del PNRR e a 10 manovre finanziarie. Di questi 210 miliardi ben 111 sono determinati dagli effetti dei cambiamenti climatici. Ecco perché la cura del territorio non è un costo, ma un investimento sul sistema paese”.

Il Focus, riferisce Adnkronos, mostra poi come negli ultimi 40 anni, dal 1980 al 2022, un terzo del valore dei danni provocati da eventi estremi nella UE sia stato ‘pagato’ dall’Italia. “In merito agli ultimi anni – spiega Gardini – parliamo di 42,8 miliardi solo dal 2017 al 2022. Nel 2022 è costato quasi 1% di Pil, lo 0,9% per l’esattezza, pari a 17 miliardi circa: un importo poco inferiore a una manovra finanziaria”.

Meta: basta con i consigli politici su Instagram e Threads

Meta non raccomanderà più contenuti politici ai propri utenti su Instagram o Threads. Lo ha affermato il ‘capo’ di Instagram, Adam Mosseri. Lo stesso ha riferito che gli utenti continueranno a vedere i contenuti politici pubblicati dagli account che seguono, ma le app di Meta non “amplificheranno attivamente” tali post.

Il cambiamento, che verrà implementato “nelle prossime settimane”, si applicherà agli account pubblici nei luoghi in cui gli algoritmi di raccomandazione di Meta suggeriscono contenuti o post, come i Reels ed Explore di Instagram, o gli utenti suggeriti su Threads.

L’aggiornamento non influenzerà il modo in cui si vedono i post

Mosseri però non ha fornito dettagli su come Meta determinerà cosa viene considerato come contenuto ‘politico’, ma un portavoce della società ha riferito che il sistema includerà argomenti legati alle elezioni politiche e alle questioni sociali.

Mentre Meta limiterà per impostazione predefinita i suggerimenti relativi a questi argomenti, coloro che desiderano vedere tali contenuti potranno comunque scegliere di attivarli tramite le impostazioni di Instagram e Threads. L’azienda ha dichiarato che l’aggiornamento non influenzerà il modo in cui le persone vedono i post degli account che hanno scelto di seguire.
In altri termini, se si è scelto di seguire una pagina politica, naturalmente si continueranno a ricevere aggiornamenti da questi ultimi.

Scoraggiare le discussioni di argomenti potenzialmente problematici

“Il nostro obiettivo è preservare la possibilità per le persone di scegliere di interagire con contenuti politici, rispettando al contempo il livello di interesse di ciascuna persona”, ha spiegato Adam Mosseri.
Il cambiamento riflette il modo in cui Meta sta cercando di scoraggiare gli utenti di Threads a discutere di argomenti che ritiene potenzialmente problematici.

L’azienda già blocca argomenti ‘potenzialmente sensibili’ dai risultati di ricerca in Threads, tra cui i termini legati al vaccino e al Covid.
Mosseri ha anche affermato che Meta non vuole “incoraggiare” gli utenti a pubblicare “politica e notizie difficili” all’interno dell’app.

Possibili reazioni negative tra gli utenti e i creators

Tuttavia, il cambiamento potrebbe anche provocare una nuova reazione negativa tra gli utenti e i creators, alcuni dei quali ritengono già che Meta sopprima ingiustamente determinati tipi di contenuti.
Meta ha comunque dichiarato che le persone con account ‘professionali’ su Instagram possono utilizzare la funzione ‘Stato dell’account’ per verificare se i loro post sono attualmente considerati idonei per le raccomandazioni, riferisce macitynet.

Da ‘Stato account’, possono infatti modificare o rimuovere post recenti, richiedere una revisione se non sono d’accordo con la decisione di Meta o interrompere la pubblicazione di questo tipo di contenuto per un periodo di tempo, per poter essere nuovamente consigliati.
Gli utenti che vogliono ancora vedere questo tipo di contenuti politici tra i consigli di Threads o su Instagram, si legge su Digitrend.it, devono esplicitamente selezionare di volerlo fare. “Questo controllo – spiegano da Meta – verrà implementato anche su Facebook in un secondo momento”.

La società italiana vista dal web: i temi top e flop

Per scoprire quale siano i sentimenti profondi degli italiani, niente di meglio che una “fotografia” scattata dal web, con un’analisi approfondita delle conversazioni sulla rete e sui social. 

La ricerca è stata condotta da SocialData, spin-off di Urban Vision e SocialCom, e fornisce uno sguardo approfondito sui mutamenti in corso nella società italiana, svelando preoccupazioni, sentimenti e speranze dei cittadini. In particolare, rivela rche le conversazioni, i commenti e le condivisioni relative al calcio hanno superato gli 2,8 miliardi.

Il calcio si conferma un catalizzatore di interazioni

Il campionato di calcio emerge come il catalizzatore principale delle interazioni sociali degli utenti italiani nel 2023. I temi dominanti, che hanno generato il maggior numero di interazioni, sono dopo il calcio (2,8 miliardi), il tema reati e sicurezza (1,8 miliardi) e politica e governo (1,6 miliardi).

Questo scenario rivela la voglia degli italiani di trovare on line un argomento di svago per distrarsi dalle preoccupazioni quotidiane. A questo proposito, tra gli argomenti più dibattuti spiccano anche l’inflazione con 880 milioni di interazioni e le guerre con 197 milioni.

Meloni è il primo nome in politica 

Il premier Giorgia Meloni si conferma come il politico più discusso del 2023, con oltre 253 milioni di interazioni nei contenuti che la menzionano. Dietro di lei, Matteo Salvini con 70,5 milioni e Elly Schlein con 47,6 milioni. Altri politici come Giuseppe Conte, Matteo Renzi e Carlo Calenda mostrano comunque un significativo impatto nel dibattito pubblico.

Anche la scomparsa di Silvio Berlusconi ha suscitato un’eco emotiva importante, con oltre 672 mila conversazioni rilevate. Un tributo sei volte più grande rispetto a quello dedicato a Napolitano, evidenziando il profondo impatto che l’ex premier ha avuto nella storia italiana.

Lavoro fa rima con rabbia 

Il lavoro è uno dei temi più discussi online dagli italiani, con oltre 11 milioni di menzioni. La rabbia emerge come l’emozione predominante in oltre il 31% dei post analizzati, con focus su stipendi (129 milioni di interazioni), morti bianche (23 milioni) e disoccupazione (20 milioni).

Il climate change fa paura 

Gli utenti italiani dimostrano una sempre maggiore attenzione nei confronti dei cambiamenti climatici, con 789 milioni di interazioni. Di queste, 338 milioni riguardano il climate change e i fenomeni atmosferici estremi, mentre 54 milioni trattano la raccolta differenziata.

Elezioni europee: polarizzazione in aumento

Un focus sulle elezioni europee di giugno rivela una forte polarizzazione, con il 58% degli utenti coinvolti. Prevalgono le conversazioni orientate a destra (35%) rispetto a quelle orientate a sinistra (23%), con temi principali che riguardano economia (19%), cultura (16%), salute (10%) e immigrazione (8%).

Consumi: quali sono le abitudini green degli italiani?

Sulle scelte di acquisto degli italiani torna ad affermarsi l’importanza del fattore economico. In uno scenario caratterizzato da trend inflazionistici al rialzo che condizionano il potere d’acquisto delle famiglie, nonostante i consumatori si ritrovino spesso a scegliere prodotti più convenienti indipendentemente dalle caratteristiche green, si evidenzia un miglioramento nell’adozione di comportamenti sostenibili.

In un contesto di incertezza economica e instabilità geopolitica, emerge un lieve e diffuso calo nell’attenzione rivolta a questioni di sostenibilità da parte degli italiani, sebbene le nuove generazioni continuino a perseguire le loro abitudini green nel quotidiano.

Generazione Z la più attenta alla sostenibilità sociale e di governance

Sono alcune evidenze tratte dalla 2° edizione dell’Osservatorio ‘Agos Insights 2023. I nuovi consumi sostenibili’, realizzato da Agos in collaborazione con Eumetra.
Lo studio analizza lo scenario macroeconomico del 2023, prendendo in considerazione i principali trend che hanno influenzato le scelte di spesa delle famiglie. E secondo i risultati dell’indagine la Generazione Z è la più attenta alle tematiche legate alla sostenibilità sociale e di governance (+ 5%).

Sia in termini di abitudini di acquisto sia riguardo a consuetudini quotidiane che comportino un vantaggio di tipo economico, la sostenibilità degli italiani si esplica soprattutto con riferimento a comparti quali la mobilità (+10% rispetto al 2022), l’uso di energia da fonti rinnovabili (+9 % rispetto al 2022) e la circular economy, con l’acquisto di vestiti usati (+5% rispetto al 2022).

Mobilità: cresce la consapevolezza, ma all’auto non si rinuncia

In termini di mobilità gli intervistati dimostrano grande consapevolezza rispetto all’impatto dei mezzi a combustione sull’ambiente circostante, seppur risparmio personale in termini di tempo e denaro, mancanza di alternative valide e comodità, siano i principali driver che di fatto influenzano queste scelte.
Tanto che l’automobile privata si conferma il mezzo più utilizzato (63%), seguito dagli spostamenti a piedi (35%) e dall’uso della bicicletta (19%).

Non solo, dalla ricerca emerge anche il desiderio dei partecipanti di essere maggiormente green nelle scelte di sostenibilità, con un conseguente minor potenziale utilizzo dell’automobile (dal 63% al 32%).

Interessati all’efficienza energetica ma indecisi sulla ristrutturazione

Con riferimento al comparto edilizio, la maggioranza degli intervistati si conferma interessata all’efficientamento energetico dei propri edifici (86%), sia per i vantaggi economici derivanti dal risparmio sulle bollette per gli stabili appartenenti a classi energetiche elevate (61%) sia per convinzioni ambientali. Allo stesso tempo, gli italiani mostrano indecisione nell’affrontare le scelte di ristrutturazione per varie ragioni. Tra queste, l’impegno economico e la poca conoscenza delle normative in tema.

Solo il 7% ritiene che la messa a norma dell’edificio possa rappresentare la motivazione per cui migliorarne l’efficienza, e solo un italiano su quattro conosce la recente Direttiva Europea Case Green. 

Saldi 2024: cosa e dove acquistano gli italiani?

Secondo il sondaggio di Ipsos e Confesercenti, integrato dalla survey condotta sulle Pmi associate a Fismo (Associazione dei negozi di moda Confesercenti), per i saldi invernali di questo 2024 quattro italiani su dieci hanno già pianificato qualche acquisto, per un budget medio previsto di 267 euro, anche se il 38% prevede di spendere meno di 150 euro.

Il 56% dei consumatori però acquisterà soltanto in caso di offerte interessanti, e il cambiamento climatico complica ulteriormente la situazione per i commercianti. Le temperature eccezionalmente miti registrate tra ottobre e dicembre hanno infatti quasi dimezzato gli acquisti delle collezioni invernali.

Il 40% degli italiani ha proceduto all’acquisto entro il 7 gennaio

Il primo grande appuntamento commerciale dell’anno, uno tra i più attesi dai consumatori e dalle consumatrici, è iniziato mercoledì 3 gennaio in Valle d’Aosta e venerdì 5 gennaio nel resto d’Italia. Ma i negozi arrivano ai saldi senza avere praticamente avuto l’occasione di vendere le collezioni autunno-inverno a prezzo pieno.
In ogni caso, il 40% degli italiani dichiara di avere già individuato cosa comprare e di avere proceduto all’acquisto entro domenica 7 gennaio. 

Una polarizzazione confermata dal fatto che la maggior parte dei consumatori e delle consumatrici (56%) comprerà solo di fronte a un’offerta convincente. Una quota in crescita rispetto agli scorsi anni, segnale di maggiore attenzione da parte delle famiglie L’onda lunga dell’inflazione pesa ancora sui bilanci, e l’acquisto in saldo diventa meno impulsivo e più ragionato.

La classifica dei desideri: scarpe, biancheria, gonne e pantaloni

Le persone intenzionate ad acquistare durante i saldi cercheranno soprattutto calzature (58%), seguite da maglioni e felpe (56%).
La classifica dei desideri degli italiani per i saldi invernali 2024 prosegue con l’intimo (34%), gonne o pantaloni (33%), magliette, canottiere e top (29%), camicie e camicette (27%).
Sotto la media, invece, le indicazioni per capispalla (21%, nel 2023 27%). Il 19% cercherà una borsa, mentre il 17% un abito/completo, il 15% si orienterà invece sulla biancheria per la casa, e il 13% su foulard, cappelli e altri accessori.

Il 12% segnala invece interesse per l’acquisto di cinture e il 10% per articoli di piccola pelletteria, portafogli e portacarte.
In merito al canale di acquisto, i negozi fisici mantengono saldamente la preferenza dei consumatori. Li sceglie infatti l’83% (contro il 51% che prevede di rivolgersi all’online). Convincente è la sensazione di avere più garanzie presso un punto vendita fisico (47%).

Secondo le imprese sono iniziati troppo presto

A partecipare alle vendite di fine stagione 2024 sarà l’85,5% delle medie e piccole imprese del commercio moda. Il 92,1% ritiene però che la data di inizio, appena una manciata di giorni dopo l’inizio ‘astronomico’ dell’inverno, il 21 dicembre, sia troppo anticipata.

Una percezione fortemente acuita quest’anno, dopo un autunno e un inizio inverno dalle temperature più miti del normale. Ma un effetto collaterale del cambiamento climatico è l’incidenza sulle vendite del 96% delle imprese. Il calo medio delle vendite dei prodotti delle collezioni autunno-inverno è pari al -46%. 

L’economia rallenta, ma siamo il paese che dopo il Covid cresce di più in Europa

Turismo, manifattura, consumi delle famiglie, investimenti ed export hanno sostenuto la ripresa, la più ‘brillante’ tra i principali Paesi dell’Eurozona.
Tra il 2019 e il 2023 l’Italia ha segnato infatti una variazione del Pil del +3%, contro il +2,33% della Spagna, il +1,83% della Francia e il +0,73% della Germania. 

Un trend positivo che a ottobre 2023 ha spinto il tasso di occupazione a toccare il 61,83%, tanto che oggi in Italia si contano quasi 23,7 milioni di addetti, un record mai raggiunto in precedenza.
Lo afferma l’Ufficio studi della CGIA. Nonostante il rallentamento dell’economia in questo ultimo anno e mezzo l’Italia ha superato meglio dei suoi principali competitor europei gli effetti negativi provocati da crisi pandemica, caro energia e crescita esponenziale dei tassi di interesse.

L’Italia ha anestetizzato le crisi

Povertà, disoccupazione femminile, lavoro nero, tasse, burocrazia, evasione, inefficienza della PA e debito pubblico però continuano ad affliggere l’Italia e a frenare la crescita.

Nonostante le chiusure delle attività, i divieti alla mobilità e la contrazione dei consumi provocata dal Covid nel biennio 2020-2021, l’aumento dei costi delle bollette di luce e gas e l’impennata dei tassi di interesse determinata dalla Bce, le misure economiche/sociali messe in campo dagli ultimi esecutivi hanno sortito l’effetto sperato. Ovvero, hanno evitato una crisi sociale e garantito una ripresa dell’economia che nessuno prevedeva. O quasi. 

Aiuti per 270 miliardi di euro

Tra contributi a fondo perduto, ristori, indennizzi, misure di sostegno al reddito, crediti di imposta, tra il 2020 e il 2022 i governi hanno messo a disposizione di famiglie e imprese 180 miliardi di euro. Per mitigare il caro bollette, invece, sono stati erogati altri 90 miliardi di euro.
Complessivamente, quindi, sono stati stanziati oltre 270 miliardi, che hanno ‘anestetizzato’ gli effetti negativi provocati da pandemia e caro energia.

Certo, non sempre questi soldi sono stati spesi bene o sono finiti nelle tasche di chi ne aveva più bisogno.
Inoltre, l’incremento della spesa ha contribuito ad aumentare decisamente il nostro debito pubblico, che rimane tra i più alti al mondo.
Tuttavia, sono risorse erogate per non far collassare l’economia, e il risultato è stato raggiunto. 

Previsioni per il 2024: +0,7%

Tra i 20 paesi dell’Area dell’euro, quelli demograficamente più piccoli hanno registrato le crescite più elevate. Rispetto al periodo pre-Covid, infatti, l’Irlanda è cresciuta del 33,1%, Malta +14,4%, Cipro +14,2%, Croazia +13,4%, Lituania +8,3% e Slovenia +7,7%.
Di contro, i paesi più importanti hanno registrato variazioni nettamente inferiori, e se l’Italia ha segnato un +3% la media europea è stata del +3,5%.

Nel 2023 la previsione di crescita del nostro Paese dovrebbe essere del +0,7%, dato nettamente inferiore al +2,4% stimato per la Spagna e leggermente più contenuto rispetto al +1% in capo alla Francia. La Germania, invece, con una variazione del -0,3% rispetto al 2022 rimane in recessione.

Frodi creditizie: nei primi sei mesi 2023 danni per oltre 83 milioni di euro

Salgono a oltre 17.100 i casi di frode creditizia da furto d’identità nel I semestre 2023, +10,8% rispetto al medesimo periodo del 2022, e aumenta anche l’importo medio: 4.845 euro, (+3,1%).

Gli under 30 si confermano i più colpiti, le vittime sono principalmente in Lombardia, Campania e Sicilia, e la tipologia di prodotto maggiormente coinvolta continua a essere il prestito finalizzato (37,9%, +4,8%).
È quanto emerge dall’Osservatorio CRIF – Mister Credit sulle Frodi Creditizie in Italia, che stima un danno complessivo superiore a 83 milioni di euro (+14,2%).

Tipologia di finanziamento più colpite

Aumentano i casi di frode che interessano le carte di credito (+22,1%), circa il 12% del totale dei casi registrati nel periodo considerato. Si registra invece un calo considerevole per il credito revolving, oggi solo il 5,7% dei casi (-73%).
Inversione di tendenza per i prestiti personali, che registrano un notevole incremento (+61,2%), con una quota pari al 18,3% del totale dei casi stimati. Continua poi l’ascesa dei casi di frode sui mutui, che registrano un incremento del +17,7%.

Si evidenzia poi la crescita di una nuova tipologia di frode. Comparsa lo scorso anno, è relativa alla dilazione di pagamento per l’acquisto di beni o servizi. La quota di casi che riguardano questa nuova forma di credito, seppure ancora piccola rispetto al totale (2,8%), è più che triplicata rispetto al I semestre 2022.

Fasce di importo e categorie di beni

Più che raddoppiati i casi di frode creditizia con un importo tra 3.001 e 5.000 euro (+112,4%, 10% del totale), in aumento le frodi con importi tra 10.001 e 20.000 euro, e in calo i casi di importi inferiore a 3.000 euro (-22,1%).
L’acquisto di elettrodomestici resta la tipologia di frode maggiormente diffusa (34,6%, -36,1%), seguita da auto-moto (16,5%, +34%), consumi/abbigliamento/lusso (9,4%), elettronica/informatica/telefonia (8%). Seguono, le spese per immobili/ristrutturazione (7,9%), arredamento (7,8%), e salute (6%).

In forte aumento (7,7%) le frodi finanziarie/assicurative, fenomeno riconducibile all’utilizzo sempre più frequente della rateizzazione delle polizze.
Per quanto riguarda la tipologia di bene in rapporto all’erogato, le categorie a maggiore incidenza sono viaggi/intrattenimento, costumi/abbigliamento/lusso, finanziarie/assicurazioni ed elettrodomestici.

I documenti utilizzati per le frodi e i tempi di scoperta

Nello 0,08% dei casi risulta utilizzato un codice fiscale apparentemente regolare ma inesistente, quindi mai rilasciato dall’Agenzia delle Entrate: con ciò si potrebbe ipotizzare un tentativo di frode con identità inesistente.
Viene poi confermato l’utilizzo preponderante della carta di identità come documento identificativo (83,1% del totale, +1,3%). A seguire, patente (15,1%), e passaporto (1,3%).

L’1,46% dei documenti presentati in fase di identificazione anagrafica è una carta di identità contraffatta, oppure valida ma non riconducibile al soggetto, mentre per le patenti questo dato arriva al 2,93%.
I tempi di scoperta delle frodi sono poi sempre più polarizzati: entro 12 mesi (+24,8%) o dopo 3, 4, 5 anni (+33,7%). Ma l’incremento maggiore è tra 2 e 3 anni (+49,2%).