Lavoratori sempre più colpiti da “job creep”. Ma cosa significa questo termine, che tradotto letteralmente significa “lavoro strisciante”? Vuol dire assumersi sempre più compiti extra rispetto le proprie mansioni, soprattutto su base volontaria. Farsi carico di lavoro e ore aggiuntivi anche se questo approccio non corrisponde a promozione o ricompensa, se non in minima parte. Paradossalmente è stata proprio la pandemia, con tutto ciò che ha comportato, a riportare indietro il lavoro: l’emergenza sanitaria e lo smart working hanno dato una tale spinta a metodi alternativi e a strumenti di produttività che si è ampliato il tempo dedicato alla professione. Dalle piattaforme e dai software che consentono di inviare messaggi ai membri del team di lavoro e allo stato di avanzamento del progetto in qualsiasi momento, all’utilizzo di chat e videochiamate interne, dipendenti e collaboratori si sono dovuti rendere disponibili non solo per le canoniche otto ore di ufficio, ma per molto più tempo. Insomma, con il fatto di allontanarsi dal tradizionale posto di lavoro per lavorare da casa, vengono spesso superati gli orari e i ruoli previsti dal contratto.

Di tutto e di più

Questo approccio, che fa sì che ci si voglia mostrare e dimostrare sempre più disponibili e proattivi, ha ovviamente delle controindicazioni anche sul piano psicologico. Il lavoro è importante, svolgerlo al meglio è essenziale, ma esagerare rischia di portare alla deriva. Anche perchè non è sempre vera la massima “più fai più avrai”. Anzi, il timore sottinteso è che fare tutto il possibile serva non tanto a ottenere una promozione, ma semplicemente a conservare il proprio ruolo. 

Pericolo stress

“Superare sempre la richiesta di compiti e doveri consuma risorse mentali e causa elevati livelli di stress. A tali sforzi inoltre, assunti oltre il proprio ruolo, non corrisponde una adeguata ricompensa, – spiega Anthony Klotz, professore alla School of Management alla University College di Londra alla BBC, come riferisce Ansa -. Queste sono in fondo tra le ragioni dell’abbandono di lavori poco graditi da parte dei giovani, ma dalle ceneri del vecchio concetto di lavoro il job creep contagia i lavoratori che si assumono compiti extra per fare tutto il possibile anche lavorando da casa”.

Come si può uscire da questo impasse? 

Probabilmente non è facile tornare indietro, ma dovrebbero essere gli stessi manager delle imprese a invertire la marcia e cambiare prospettiva. Anche perchè un lavoratore fresco, con la mente libera, è sicuramente un lavoro più efficiente ed entusiasta di uno grabvato da una mole immensa di mansioni e sfiancato dallo stress.