Il fenomeno degli hater è in crescita, con quasi 3 italiani su 4 che non perdonano abbastanza, incentivando anche in modo inconsapevole il cosiddetto odio sociale. Negli ultimi due anni segnati dalla pandemia e da un mondo sempre più online spesso ci si ‘nasconde’ dietro la tastiera del computer per esprimere opinioni che in una vita meno digitale non avremmo espresso con la medesima violenza. Secondo un nuovo studio condotto da Trustpilot una fetta importante della responsabilità viene attribuita ai canali online, attraverso i quali ci si maschera più facilmente per insultare o scrivere cose che nella vita reale non si direbbero.

La comunicazione online favorisce l’impulsività

L’analisi di Trustpilot ha coinvolto un campione di 12.000 adulti dai 18 anni in su tra Italia, Uk, Stati Uniti, Australia, Paesi Bassi e Francia.
Per il 39% del campione ‘i limitati contatti faccia a faccia degli ultimi due anni’ e ‘l’aumento della comunicazione online’ hanno favorito un aggravarsi del fenomeno. Solo il 35% degli intervistati ha invece ritenuto che ‘la responsabilità è imputabile ai social media’.
Quasi un terzo del campione, infatti, ha rivelato di essere più impulsivo quando pubblica messaggi, commenti o recensioni su internet rispetto a quanto farebbe di persona.

Per i più giovani la responsabilità è di internet

E sono soprattutto i più giovani a percepire la responsabilità di internet in questo eccesso di aggressività nelle comunicazioni. Infatti, tra i ragazzi dai 18 ai 24 anni è il 41% a ritenere che le interazioni online negli ultimi anni abbiano favorito l’odio sociale. Diversamente, sono le fasce di età intermedia a ritenere particolarmente responsabili del fenomeno i social media. Infatti, nella fascia dai 35 ai 44 anni a pensarlo è il 38%.

I meno supponenti in rete sono gli over 55

Le fasce più giovani, inoltre, sono quelle che ammettono di essere più supponenti online di quanto sarebbero di persona. Lo afferma il 35% dei ragazzi tra i 18 ed il 24 anni, e il 36% di quelli dai 25 ai 34 anni. Nelle fasce d’età successiva il dato decresce drasticamente, tanto che dai 55 anni in su è meno del 20% del campione a dichiararsi più supponente online. L’indagine, riporta Adnkronos, è parte della nuova campagna Helping Hands di Trustpilot, che mira a ricordare sia ai consumatori sia alle aziende che a volte prima di comportarsi con impulsività è il caso di fermarsi, prendersi un attimo di pausa e incentivare solo conversazioni costruttive. E non cercando di ferire a ogni costo il proprio interlocutore.