Dopo cinque anni di calo i contratto di apprendistato tornano a essere appetibili. Nel 2016 gli avviamenti sono cresciuti del 30% e del 22,8% nel 2017. Nel 2016 l’aumento ha riguardato soprattutto il Mezzogiorno (+59,9%), mentre nel 2017 ha interessato in particolare le aree del Nord (+24,2%). E i nuovi apprendisti sono soprattutto giovanissimi, infatti dei 324.902 contratti avviati in Italia nel 2017 il 60% riguarda i giovani tra i 18 e i 24 anni, che registrano un aumento del 20,2% rispetto al 2016. Inoltre, dopo 12 anni dal primo contratto di apprendistato risulta occupato regolarmente il 73,6% degli apprendisti, di cui oltre il 60% come lavoratore dipendente.

È quanto emerge dal XVIII Rapporto di monitoraggio sull’apprendistato, elaborato dall’Inapp per conto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con l’Inps.

L’influenza degli interventi normativi

“A fronte di segnali positivi, con incrementi marcati per i più giovani e buoni esiti occupazionali, vi sono però le consuete ombre dell’apprendistato in Italia – commenta Stefano Sacchi, presidente Inapp – che continua a trovare il suo appeal essenzialmente nei vantaggi in termini di costo del lavoro”.

L’andamento crescente dei contratti di apprendistato è legato in parte al miglioramento, seppure modesto, del tasso di occupazione giovanile (15-29 anni) che aumenta dal 28,6% del 2015 al 29,7% del 2016 fino al 30,3% del 2017 (Rilevazione continua Forze Lavoro, periodo 2015-2017). Ma soprattutto va considerata l’influenza degli interventi normativi, come le leggi di stabilità 2015 e 2016 che hanno introdotto un esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro.

Più apprendisti nei settori commercio, attività manifatturiere e servizi turistici

Tra le imprese, i settori che pesano di più sull’occupazione complessiva in apprendistato sono il commercio (20,8%), le attività manifatturiere (18,2%) e i servizi di alloggio e ristorazione (16,8%), mentre si registra un calo della presenza di apprendisti nelle imprese artigiane, che mostrano una minore crescita occupazionale nel numero medio di rapporti di lavoro in apprendistato (7,6%) rispetto alle aziende di altro tipo (13,7%), pur continuando a rappresentare circa un quarto del totale dell’occupazione in apprendistato, riporta Adnkronos.

“Uno strumento fondamentale per fornire le competenze necessarie al sistema produttivo”

Secondo Sacchi, però, l’apprendistato è “un contratto che non riesce ad ancorarsi stabilmente come canale di acquisizione di competenze specifiche all’azienda o al settore, orientato alla formazione dei giovani lavoratori, da allevare e fidelizzare in azienda, ma resta soggetto alle periodiche revisioni della disciplina del nostro mercato del lavoro”.

Nonostante gli sforzi degli anni passati molto resta ancora da fare per dotare l’Italia di “uno strumento fondamentale per fornire le competenze necessarie al nostro sistema produttivo – aggiunge il presidente Inapp – se vogliamo che la profonda trasformazione tecnologica in atto ci veda protagonisti e non comparse”.