Autore: Isabella Carrasco

Il mercato immobiliare in Italia fra criticità e incertezze

Il protrarsi degli eventi bellici e la severità delle misure di politica monetaria della BCE delineano un quadro tutt’altro favorevole per il mercato immobiliare italiano. Il percorso di normalizzazione sarà lungo, con il rischio che la mancata indicizzazione dei salari penalizzi il potere di acquisto delle famiglie, allargando la fascia di esclusione. Ma per 8 italiani su 10 il mattone resti il porto sicuro. Da qui l’importanza di diversificare asset patrimoniali con asset finanziari. È quanto emerge dalla ricerca Cedola vs mattone: dove va la vera redditività? E come si distribuisce il patrimonio delle famiglie italiane? realizzata da Nomisma per conto di T. Rowe Price.

Un investimento (ancora) conveniente

Per il 48% degli intervistati l’acquisto di una casa è sempre un investimento conveniente, e per il 39% le rendite da immobili garantiscano sempre un ritorno economico sicuro. D’altronde, secondo la Banca d’Italia, il 53% della ricchezza netta di una famiglia media italiana è immobiliare/abitativa: il 70,5% degli italiani possiede la prima casa e il 13,5% almeno una seconda. La casa, sia la propria abitazione o venga messa a reddito, non va pensata come un bene a sé stante, ma come parte di un patrimonio finanziario. Questo vale anche per la prima casa, che di fatto è una scelta di investimento di lungo periodo.

Rischi e costi di acquistare casa

Che si tratti di prima o seconda casa, un immobile è però esposto a rischi e a costi da non sottovalutare, come l’eventuale reintroduzione della tassa di successione anche in Italia. Inoltre, l’immobiliare resta un investimento non immediatamente liquidabile, ed è esposto al ‘rischio tassi di interesse’ nel caso l’acquisto venga effettuato tramite mutuo. Per un immobile di proprietà, oltre ai tempi di liquidazione, c’è il problema della valutazione, che avviene solo al momento della compravendita, oltre a vari costi (IMU seconda casa, imposta di registro, costi di intermediazione e notarili). Sulla locazione gravano invece i rischi legati all’elevata morosità (ogni anno il 50% delle locazioni non viene onorato con regolarità) e all’impossibilità di prevedere le spese straordinarie.

Sinergia con il mercato mobiliare

Negli ultimi dieci anni solo la piazza di Milano ha visto crescere il settore. Lo stesso non si può dire di altre città come Roma e Napoli, che pur in recupero, restano lontane dalle quotazioni del 2012.
“Per investire con soddisfazione nell’immobiliare occorre acquistare nei grandi centri economici che crescono, o nelle città d’arte, perché tutto il resto è esposto a rischi, non ultimo quello demografico – spiega Luca Dondi Dall’Orologio, AD Nomisma -. Occorre comprare in aree dove l’immobile è un bene scarso. Milano è una città che cresce 4-5 volte rispetto a quanto cresce l’Italia e che attira investimenti esteri, tenendo alte le quotazioni”.  Alla luce dei dati emersi nella ricerca, gli esperti consigliano quindi l’opportunità di considerare nuove sinergie fra asset immobiliari e finanziari, onde evitare o contenere i rischi connessi ‘al mattone’.

Turismo, ripresa col turbo: valori superiori al periodo pre Covid

Il turismo italiano gode di ottima salute. Il direttore della Direzione Centrale per le statistiche ambientali e territoriali, Sandro Cruciani, ha annunciato alla Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati che i primi dati provvisori del 2023, relativi al bimestre gennaio-febbraio, indicano una definitiva ripresa del settore turistico, con un aumento del 45,5% delle presenze rispetto allo stesso periodo del 2022. La crescita riguarda sia le presenze straniere (+70,5%) che quelle domestiche (+28,8%). Se questa tendenza dovesse confermarsi nei prossimi mesi, nel 2023 potrebbe essere raggiunto e superato il livello pre-pandemico, come dimostra l’aumento del 4,8% delle presenze degli italiani e del 3,5% delle presenze straniere rispetto al bimestre gennaio-febbraio del 2019.

Un aumento di quasi il 40% nel 2022

Nel 2022, l’Italia ha registrato un aumento del 39,3% delle presenze rispetto all’anno precedente, grazie al recupero del turismo inbound e alla stagione estiva. Tuttavia, il bilancio consuntivo del 2022 mostra ancora un numero di presenze inferiore di circa 34 milioni di unità rispetto al 2019 e un saldo pari al -7,8% (-11,1% per la clientela estera e -4,4% per la clientela italiana).

Italia al quarto posto in Europa per presenze

L’Italia si posiziona al quarto posto per il numero di presenze nell’Unione Europea, dopo Spagna, Francia e Germania, ma le performance della componente domestica della clientela hanno impattato negativamente la variazione delle presenze rispetto al 2019, mentre la componente inbound si è ripresa meglio rispetto agli altri paesi europei. Inoltre, l’Italia si colloca al secondo posto tra i paesi dell’UE – alle spalle della Spagna – per numero di presenze straniere. I flussi dall’estero rappresentano il 48,6% del totale delle presenze nelle strutture ricettive del nostro Paese.

I “brand” italiani più vitali

L’Istat ha individuato 21 “brand turistici” territoriali che hanno saputo rispondere meglio alla crisi del 2020-21 rispetto al resto d’Italia, con incrementi delle presenze tra il 2 e il 6%. Tra questi ci sono il Lago di Garda, la Valle d’Itria, le Langhe e il Roero, le Cinque Terre, il Salento, la Maremma toscana e laziale, la Val Gardena, il Lago Maggiore e il Gargano e le Isole Tremiti. Anche le aree che soffrono ancora il contraccolpo della pandemia hanno registrato tassi di crescita superiori alla media nazionale, come la Gallura e Costa Smeralda, la Costiera amalfitana, il Chianti e la Costiera sorrentina e Capri.

Come festeggiare il compleanno di un ragazzo che ama il parkour?

Il parkour è uno sport che richiede molta abilità, forza e agilità.

Se stai cercando un modo originale e divertente per festeggiare il compleanno di un ragazzo appassionato di parkour, ci sono parecchie possibilità tra cui scegliere…vediamo di seguito quali.

Una sessione di parkour in palestra

Una delle idee più indovinate per festeggiare il compleanno di un ragazzo appassionato di parkour è sicuramente quella di organizzare una sessione di parkour in palestra.

Molti centri sportivi e palestre offrono corsi di parkour e sessioni di allenamento per principianti ed esperti, così come alcune location per feste di compleanno.

Una sessione di parkour indoor è infatti è un’ottima occasione per mettere alla prova le abilità dei ragazzi e per imparare nuove tecniche sotto la guida di un istruttore esperto, all’interno di un ambiente sicuro.

Assicurati di scegliere una palestra che abbia ottime recensioni e che disponga di istruttori qualificati ed esperti.

Inoltre, verifica che la palestra abbia un’adeguata attrezzatura di sicurezza, come tappeti e protezioni sulle pareti.

Una sessione di parkour in città

Se il festeggiato è appassionato di parkour, è già abbastanza esperto e vuole sperimentarlo al di fuori della palestra, una sessione in città potrebbe essere la scelta giusta per il suo compleanno.

Quella in un contesto cittadino sarebbe un’esperienza unica e divertente che consente di scoprire nuovi luoghi e di mettere alla prova le proprie abilità in un ambiente urbano.

Chiaramente la scelta del percorso è fondamentale per garantire la sicurezza e la qualità dell’esperienza di parkour.

Assicurati di sceglierne uno che sia adatto al livello di abilità dei ragazzi e che non comporti rischi eccessivi. Inoltre, verifica che il percorso sia accessibile e che non ci siano restrizioni legali o di sicurezza.

Assicurati di pianificare tutto in anticipo e di verificare la disponibilità di eventuali attrezzature di sicurezza necessarie, come caschi e guanti.

Una sessione di parkour all’aperto

Se il festeggiato ama la natura e vuole praticare il suo sport preferito circondato dal verde, una sessione di parkour all’aperto potrebbe essere una grande idea per il suo compleanno.

Una sessione di parkour all’aperto consente infatti di mettere alla prova le proprie abilità in un ambiente naturale e di godere della bellezza del paesaggio.

Anche in questo caso, la scelta del luogo è fondamentale per garantire la sicurezza e la qualità dell’esperienza di parkour, muoviti in anticipo per vagliare più percorsi senza fretta.

Assicurati di scegliere un luogo che sia adatto al livello di abilità dei ragazzi che parteciperanno e che non ci siano rischi eccessivi. Inoltre, verifica che il luogo sia accessibile a tutti e facile da raggiungere.

Una gara a tempo o punti

Se chi compie gli anni ama la competizione e vuole mettere alla prova le proprie abilità sfidando gli amici, una gara di parkour potrebbe essere una bellissima idea per il suo compleanno.

Una gara consente di creare delle bellissime sfide tra amici e di dimostrare le proprie abilità in un ambiente competitivo e divertente.

In particolare, la scelta del formato di gara è fondamentale per garantire a tutti la giusta dose di sfida e divertimento.

Puoi scegliere un formato di gara a tempo, in cui i partecipanti devono completare un percorso ad ostacoli nel minor tempo possibile, oppure un formato di gara a punti, in cui i partecipanti vengono giudicati sulla base della loro abilità e creatività.

Una volta individuato il formato di gara più adatto, potrai organizzare la gara per il compleanno del ragazzo.

Assicurati di definire le regole della gara in modo chiaro e preciso e di preparare il percorso e le attrezzature necessarie. Inoltre, assicurati di avere un giudice esperto per valutare le prestazioni dei partecipanti.

Conclusione

Se tuo figlio ama il parkour, oppure il ragazzo per il quale ti appresti ad organizzare la festa di compleanno, ci sono tante opzioni a tua disposizione per rendere questo giorno ancora più spensierato e divertente.

Scegli il giusto ambiente in cui organizzare questa simpatica competizione, che può avvenire sia in un ambiente indoor che all’aperto, e assicurati di definire le regole della gara per consentire a tutti di divertirsi ancora di più.

Perchè in Italia si diffonde l’uso dei servizi VPN?

Negli ultimi anni anche in Italia sta crescendo rapidamente l’uso delle tecnologie avanzate. Ma dove ci sono internet e connessioni wireless, c’è il problema del crimine informatico. Le statistiche parlano chiaro: negli ultimi anni il cybercrimine è diventato un problema tra i più gravi in Italia. Nel periodo ottobre-dicembre 2021 l’Osservatorio Cybersecurity di Exprivia ha registrato 454 attacchi hacker, con un aumento del 66% rispetto al trimestre precedente, e quasi il doppio rispetto all’anno precedente.
Si tratta di attacchi rivolti soprattutto a banche e siti di grandi aziende, ma anche a singoli cittadini. Per questo motivo l’industria è passata al contrattacco, con soluzioni di protezione per difendersi dai malintenzionati, e le VPN stanno svolgendo la parte del leone. E gli italiani stanno iniziando a usarle.

Cosa sono e a cosa servono?

VPN significa Rete Virtuale Privata. Chi scarica l’applicazione VPN si ritrova con un programma installato su computer o smartphone, che permette di mascherare la propria attività online e criptare i dati trasmessi attraverso la rete, prevenendo quindi cyberattacchi e furti di identità online. I nostri dati sono infatti facilmente intercettabili. soprattutto usando le connessioni wireless. Basta un programma apposito e quasi chiunque può rintracciar e i dati mentre ‘escono’ dal nostro computer o smartphone e si ‘infilano’ nei server dell’Internet provider.

Criptare i dati e renderli illeggibili

Questa è la prima funzione delle VPN. Tramite un protocollo di trasmissione particolare, denominato tunneling, un servizio VPN codifica i dati in uscita utilizzando chiavi ad alta sicurezza, impossibili da decifrare per un ‘normale’ hacker. Questi dati potrebbero essere le credenziali per accedere alla nostra banca, alla nostra posta privata, alle nostre cartelle sanitarie: insomma, la nostra privacy potrebbe essere in pericolo. Se qualcuno riesce a intercettare dati criptati vede invece solo un mare di bit. Inoltre, le VPN permettono di ingannare l’Internet provider facendo apparire la sede della nostra connessione in un altro paese. 

Nascondere la posizione

Diversi paesi bloccano alcuni siti, come la Cina e la Russia. Se per qualche motivo fossimo lì non potremmo accedere a Facebook, ad esempio. Con una VPN invece riusciremo a farlo, perché questa fa credere al sistema che la connessione avvenga in un altro paese, come la Germania, dove non ci sono limitazioni. Questi sono solo due degli aspetti fondamentali delle VPN e del perché siano così importanti, riporta Adnkronos. E gli italiani, che le hanno scoperte recentemente, hanno iniziato a usarle per proteggere la propria navigazione. Una raccomandazione però è necessaria: evitare le VPN gratuite. Proprio perché una VPN serve a difendersi da minacce online è meglio che sia professionale.

Estate 2022: 28.6 milioni di italiani sono andati in vacanza

Una rinnovata voglia di viaggiare contraddistingue l’estate 2022. Sono 28,6 milioni gli italiani che tra giugno e settembre hanno trascorso almeno una notte fuori casa. L’85% ha scelto l’Italia, privilegiando Puglia (13%), Sicilia (10%) e Toscana (9%). Il 12% ha invece viaggiato in Europa, con Spagna, Francia e Grecia le mete più gettonate.
I viaggi sono stati poi organizzati almeno un mese prima della partenza da due traveller su 3, mentre il 35% ha puntato su opzioni last minute. Chi non è partito lo ha fatto per motivi economici (50%): per una situazione economica non favorevole (55%), o per risparmiare (45%). Il 28% si è comunque concesso gite in giornata ed escursioni.
È quanto emerge dall’Osservatorio sul Turismo Nomisma-Unicredit.

Mete più gettonate e ragioni per cui si parte

Le mete predilette sono state quelle marine (59%), seguite da montagna (12%), grandi città d’arte (9%), borghi a vocazione culturale (6%), o paesaggistica (6%).  Per gli italiani le vacanze estive si sono confermate un’occasione per stare con la famiglia (59%) o con gli amici (17%), ma anche un pretesto per dedicare momenti a sé stessi (16%) o stringere nuove amicizie (6%).
Le vacanze 2022 sono state all’insegna del relax per il 62% dei viaggiatori, che per descrivere le vacanze evocano il contatto con la natura (46%), i piaceri legati all’enogastronomia locale (39%), la cultura (23%) e il divertimento (13%). 

Cosa piace della struttura ricettiva

Delle località visitate gli italiani hanno apprezzato soprattutto l’offerta enogastronomica (24%), l’attenzione dedicata ad ambiente e sostenibilità (24%), l’offerta culturale (19%), e l’attenzione degli operatori verso le esigenze del turista (19%).  A incidere sulla soddisfazione per la struttura ricettiva sono state soprattutto cortesia e competenza dello staff (67%), e la presenza di una connessione veloce (53%).  Feedback positivi poi per la posizione strategica rispetto a luoghi di interesse (61%) e le condizioni e lo stato della struttura (60%). 
Inoltre, 1 ospite su 4, ha apprezzato la proposta di gite e escursioni, il 24% la qualità del servizio ristorazione, e il 22% la presenza di menu in grado di rispondere a esigenze e stili alimentari.

Le difficoltà degli operatori

Il 67% degli albergatori denuncia criticità nello svolgimento della propria attività, e il 6% pensa di non riuscire a garantire l’apertura nel corso del 2023. Inflazione e interruzioni nelle catene di approvvigionamento i principali ostacoli: il 90% degli operatori lamenta l’aumento dei costi legati all’energia, il 70% l’incremento dei prezzi, il 20% difficoltà nel reperire materie prime e il 18% ritardi nelle consegne. A questo si aggiungono una minore capacità di spesa da parte dei turisti (56%) e una domanda ancora sotto i livelli pre-pandemici. Inoltre, il 39% fatica a reperire personale, mentre il 27% sottolinea l’incremento del costo del lavoro. L’81% però sta già adottando strategie per gestire le difficoltà: innalzando i prezzi di camere (75%) e servizi (43%) o riducendo i mesi di apertura (34%). 

Export agroalimentare italiano: +21% in Europa

L’export agroalimentare italiano nel primo semestre del 2022 cresce a due cifre, sia in ambito Ue (+21%) sia presso i Paesi terzi (+16%), in questo caso, favorito anche da un euro debole sul dollaro, attestandosi a 34,5 miliardi di euro. Lo ha rilevato l’ultimo rapporto Ismea, dal titolo La Bilancia dell’agroalimentare italiano. In particolare, il rapporto segnala come nei tre principali mercati di sbocco la progressione sia del +11% in Germania, del +21% negli Stati Uniti, e del +18% in Francia.

Anche nel Regno Unito aumentano le vendite: +19%

E anche nel Regno Unito, quarta destinazione per importanza, le vendite sono aumentate del 19%, a dispetto dei segnali rallentamento dei due anni precedenti, che avevano alimentato diffusi timori per le conseguenze della Brexit. Il rapporto segnala inoltre anche il forte incremento delle esportazioni verso paesi come l’Ungheria, la Polonia e la Repubblica Ceca, mentre risultano in controtendenza solo i flussi verso la Cina e il Giappone.

Import: saldo della bilancia commerciale in negativo

In ogni caso, dopo il surplus registrato nel biennio 2020-2021, il rapporto Ismea evidenzia anche il forte incremento del valore delle importazioni agroalimentari (+29,2%, pari a 34,9 miliardi di euro), che ha riportato il saldo della bilancia commerciale in negativo. Sotto la spinta dei rincari delle materie prime agricole, si registra infatti un deficit di 381 milioni di euro. Va ricordato infatti, si legge sul Sole 24 Ore, che l’industria alimentare italiana è un’industria prevalentemente trasformatrice, che acquista cioè materie prime agricole e le trasforma in prodotti alimentari ad alto valore aggiunto.

Una spia della buona tenuta dell’attività di trasformazione

L’andamento più che positivo delle importazioni secondo Ismea, riporta Adnkronos, è quindi una spia della buona tenuta dell’attività di trasformazione, nonostante la forte pressione sui costi delle industrie alimentari italiane. Inoltre, sottolinea ancora Ismea, i dati in valore dell’export agroalimentare, che nei primi sette mesi del 2022 mette a segno un +18%, risentono della forte spinta inflattiva.

Crescono i flussi in volume delle referenze più rappresentative

In crescita anche i flussi in volume delle referenze più rappresentative. Pasta, prodotti della panetteria e biscotteria, vini spumanti, formaggi freschi e stagionati, prosciutti, pelati e polpe di pomodoro, confermano che oltrefrontiera la presenza del Made in Italy a tavola è un fatto ormai irrinunciabile.
L’unica eccezione è costituita dal comparto della frutta fresca e trasformata, che evidenzia una riduzione dell’export, anche in valore, dello 0,5%, a causa delle flessioni registrate da prodotti come mele, kiwi e nocciole sgusciate.

Lavoratori vittime del “job creep”: cos’è questo fenomeno?

Lavoratori sempre più colpiti da “job creep”. Ma cosa significa questo termine, che tradotto letteralmente significa “lavoro strisciante”? Vuol dire assumersi sempre più compiti extra rispetto le proprie mansioni, soprattutto su base volontaria. Farsi carico di lavoro e ore aggiuntivi anche se questo approccio non corrisponde a promozione o ricompensa, se non in minima parte. Paradossalmente è stata proprio la pandemia, con tutto ciò che ha comportato, a riportare indietro il lavoro: l’emergenza sanitaria e lo smart working hanno dato una tale spinta a metodi alternativi e a strumenti di produttività che si è ampliato il tempo dedicato alla professione. Dalle piattaforme e dai software che consentono di inviare messaggi ai membri del team di lavoro e allo stato di avanzamento del progetto in qualsiasi momento, all’utilizzo di chat e videochiamate interne, dipendenti e collaboratori si sono dovuti rendere disponibili non solo per le canoniche otto ore di ufficio, ma per molto più tempo. Insomma, con il fatto di allontanarsi dal tradizionale posto di lavoro per lavorare da casa, vengono spesso superati gli orari e i ruoli previsti dal contratto.

Di tutto e di più

Questo approccio, che fa sì che ci si voglia mostrare e dimostrare sempre più disponibili e proattivi, ha ovviamente delle controindicazioni anche sul piano psicologico. Il lavoro è importante, svolgerlo al meglio è essenziale, ma esagerare rischia di portare alla deriva. Anche perchè non è sempre vera la massima “più fai più avrai”. Anzi, il timore sottinteso è che fare tutto il possibile serva non tanto a ottenere una promozione, ma semplicemente a conservare il proprio ruolo. 

Pericolo stress

“Superare sempre la richiesta di compiti e doveri consuma risorse mentali e causa elevati livelli di stress. A tali sforzi inoltre, assunti oltre il proprio ruolo, non corrisponde una adeguata ricompensa, – spiega Anthony Klotz, professore alla School of Management alla University College di Londra alla BBC, come riferisce Ansa -. Queste sono in fondo tra le ragioni dell’abbandono di lavori poco graditi da parte dei giovani, ma dalle ceneri del vecchio concetto di lavoro il job creep contagia i lavoratori che si assumono compiti extra per fare tutto il possibile anche lavorando da casa”.

Come si può uscire da questo impasse? 

Probabilmente non è facile tornare indietro, ma dovrebbero essere gli stessi manager delle imprese a invertire la marcia e cambiare prospettiva. Anche perchè un lavoratore fresco, con la mente libera, è sicuramente un lavoro più efficiente ed entusiasta di uno grabvato da una mole immensa di mansioni e sfiancato dallo stress. 

Il Progetto Smart & Value misura i vantaggi dello smart working

In sei mesi di smart working parziale, ovvero 2/3 giorni a settimana, oltre 300 dipendenti di 11 aziende hanno risparmiato costi, tempo e guadagnato in benessere e qualità della vita. Hanno evitato spostamenti per oltre 700mila km, pari a più di 17 giri dell’equatore, ed emissioni di CO2 pari a quelle assorbite in un anno da una foresta di 32 ettari. Ma sono tanti anche i benefici per le aziende, che hanno dipendenti più sereni, collaborativi e produttivi. È quanto ha ‘misurato’ il progetto Smart & Value, condotto in partnership tra Stantec e Dilium con Sustainability & Circular Economy Lab, in collaborazione con Università di Bologna e Manageritalia Emilia-Romagna.

L’impegno dei manager è essenziale per diffondere il lavoro agile

“Smart&Value ha dimostrato che lo smart working si può misurare – commenta Rebecca Levy Orelli, professoressa associata Dipartimento Scienze Aziendali Università di Bologna e responsabile scientifico Sustainability & Circular Economy Lab -: e misurare ci permette di conoscere e di prendere decisioni per il futuro delle aziende e della collettività”.
L’enzima alla base del successo è la gestione manageriale a supporto di una profonda trasformazione organizzativa e digitale. Essenziale è l’impegno dei manager per diffondere nel nostro Paese il lavoro agile, e quindi una moderna organizzazione del lavoro, determinando i fattori competitivi a livello economico e sociale e identificando strumenti e strategie per promuoverlo nei piani di sviluppo delle imprese.

Benefici in termini di costi, tempo, e qualità della vita

I benefici del lavoro agile impattano non solo sui singoli lavoratori e sulle aziende, ma sull’intera collettività. Benefici in termini di costi, tempo, e qualità della vita: lavorando in smart working i dipendenti hanno risparmiato i costi di carburante, pedaggi, parcheggi, alcune spese per la gestione familiare e quasi 14.000 ore di spostamenti casa-lavoro (6,7 anni). Tempo e soldi dedicati invece a famiglia, benessere, sport e formazione. Inoltre, il 37% degli intervistati è meno stressato, il 25% più concentrato e il 7% più creativo. Solo il 4% preferisce lavorare sempre in ufficio. Non mancano, i benefici per le imprese: i reparti hr delle aziende hanno rilevato un miglioramento della produttività, del lavoro per obiettivi, e delle competenze digitali delle persone.

Un fenomeno che riguarda molto da vicino la gestione manageriale del lavoro

Insomma, “lo smart working è un fenomeno che riguarda molto da vicino la gestione manageriale del lavoro – aggiunge Mario Mantovani, presidente Nazionale Manageritalia -; analizzare i modelli organizzativi che funzionano, per poi applicarli nelle aziende, porterà sicuramente benefici e vantaggi per tutti gli attori coinvolti in questi processi”. 
Con lo smart working, infatti, anche la digitalizzazione delle procedure e dei modelli organizzativi è migliorata, insieme all’uso degli spazi e alla gestione dei costi. E mantenere lo smart working (almeno parziale) anche al termine delle misure emergenziali imposte dalla pandemia, è importante anche in termini di sostenibilità ambientale. 

Nel 2021 a Milano tornano a crescere le imprese guidate da under 35 

Dopo una lunga fase calante, a Milano Monza Brianza le imprese gestite da giovani under 35 hanno registrato una buona performance, che ha visto incrementarsi rispetto al 2020 sia il numero delle nuove nate (+21,6%) sia quello delle imprese attive (+1,2%).  Non succedeva dal 2014: nel 2021 le imprese guidate da under 35 tornano a crescere, e Milano si conferma capitale italiana delle start up innovative, con 1 su 5 che ha sede in città.  Sono alcuni dei dati emersi in occasione dell’incontro Milano alla prova del futuro. Giovani, innovazione e start up = Risorse, opportunità e sfide, dedicato alla presentazione del rapporto annuale Milano Produttiva, realizzato dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.

Primo semestre 2022: 17.129 nuove iscrizioni

Complessivamente il sistema imprenditoriale di Milano Monza Brianza Lodi registra nei primi sei mesi del 2022 una performance positiva delle iscrizioni, con 17.129 nuove imprese nate. A fronte delle 12.173 chiusure, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è stato positivo: +4.956 imprese, con il contributo determinante di Milano (+4.237). In attesa di sapere quanto inciderà sul quadro economico la situazione geopolitica internazionale, le previsioni sul valore aggiunto indicano per il 2022 una crescita del +2,9% per Milano e Monza Brianza, e +1,7% per Lodi. Probabilmente alcune aziende, seppur in crisi, ritardano la chiusura, ma la natalità è praticamente tornata ai livelli pre-Covid: tra il primo semestre 2022 e il primo semestre 2019 la differenza negativa è di sole 184 imprese (-1%).

Nello scenario locale primeggiano le start up

Uno dei cluster più interessanti nello scenario locale è quello delle start up innovative. Nell’area di Milano Monza Brianza Lodi, a fine giugno 2022 se ne contano 2.912, il 74,6% del totale regionale e un quinto del nazionale. Inoltre, rispetto a luglio 2021, il loro numero è cresciuto del 5,7% e rispetto a giugno 2019, +48,6%. La gran parte è localizzata nella provincia di Milano (2.737), prima nella classifica nazionale, seguita da Roma (1.599), Napoli (675) e Torino (532).
Si tratta di imprese di piccola dimensione, società di capitali, principalmente Srl e Srl semplificate, che operano soprattutto nei servizi avanzati, come produzione di software e consulenza informatica, attività dei servizi d’informazione, ricerca scientifica e sviluppo.

Consolidamento delle dinamiche territoriali e settoriali

Nel primo trimestre 2022 si osserva un consolidamento delle dinamiche territoriali e settoriali. Per l’industria manifatturiera la produzione ha continuato a crescere in tutti i territori. L’incremento più significativo si è registrato in provincia di Monza Brianza (+13,3%), seguita dalla città metropolitana di Milano (+9,6%) e dalla provincia di Lodi (+6,4%). In relazione ai servizi, la dinamica del fatturato è in significativo recupero per la città metropolitana di Milano (+21,1%) e per la provincia di Monza Brianza (+20,4%), mentre la provincia di Lodi (+5,3%) registra un aumento più contenuto. Il commercio ha evidenziato una ripresa del fatturato particolarmente intensa per le province di Monza Brianza (+15,6%) e di Milano (+13%). Dinamica più contenuta per il territorio di Lodi (+7,3%).

Una donna su 2 è vittima di molestie, discriminazioni e stereotipi 

Battutine allusive, apprezzamenti estetici pretestuosi, magari un massaggio dietro le spalle non richiesto, o peggio ancora, ricatti sessuali. Ma anche una promozione data a un altro collega, uomo, durante il periodo di gravidanza. È in questo modo che centinaia di donne hanno descritto la loro esperienza lavorativa all’interno della survey LEI (Lavoro, Equità, Inclusione), realizzata da Fondazione Libellula su oltre 4.300 lavoratrici e libere professioniste in tutta Italia, con l’obiettivo di fotografare lo stato dell’equità di genere del mondo del lavoro italiano. E i risultati restituiscono una situazione allarmante: più di una donna su 2 (55%) si dichiara vittima di una manifestazione diretta di molestia e discriminazione sul lavoro.

Limitare il proprio comportamento per paura che possa essere male interpretato

Come se non bastasse, questi dati aiutano a far capire quanto possa essere preoccupante il contesto lavorativo per le donne: il 22% ha dichiarato di aver avuto contatti fisici indesiderati e il 53% ha subito complimenti espliciti non graditi. Le conseguenze si riflettono in una limitazione del proprio comportamento per paura che possa essere male interpretato o portare a conseguenze negative. Infatti, il 58% delle donne intervistate non reagisce efficacemente di fronte a una molestia. Di queste, il 38% non vuole passare come una persona troppo aggressiva o ‘che se la prende’, mentre l’11% non sa come fare.

Rispetto a carriera e potere siamo ancora al secolo scorso

L’equità di genere nel mondo professionale è quindi ancora distante, anche quando le donne ricoprono una posizione manageriale. In questa situazione, infatti, i loro comportamenti decisi e determinati vengono visti in un modo diverso rispetto a quelli maschili. Tanto che a volte le donne rinunciano a mettersi in gioco per crescere professionalmente. Il 62% dichiara di essere considerata aggressiva se si mostra ambiziosa o assertiva, e tra queste il 42% ricopre un ruolo di responsabilità dirigenziale. Sempre rispetto a carriera e potere, siamo ancora al secolo scorso. Per gli uomini è più facile e veloce crescere e vedere riconosciuti i propri meriti, e ciò fa sì che in azienda la leadership diffusa sia prevalente al maschile.

Maternità e difficoltà a progredire nel percorso lavorativo

La carriera della donna è ancora troppo spesso interpretata alla luce di altri fattori rispetto al merito o alla competenza: il 71% sperimenta contesti in cui leadership e ruoli di responsabilità sono spesso ricoperti da uomini, e il 79% vede ‘crescere’ i colleghi uomini più velocemente, anche se con minore esperienza. La difficoltà a progredire nel percorso lavorativo peggiora in contesti in cui la genitorialità è percepita come condizione esclusivamente femminile. Le donne non sono serene a comunicare all’azienda di essere incinta (41%), il 68% ha visto rallentare il proprio percorso di crescita o quello di altre donne a causa della maternità, e il 65% ha sentito allusioni e commenti rispetto alle conseguenze negative della maternità in azienda.