Oggi senti dire Brembo, e sai subito che stai parlando di uno dei gioielli del made in Italy, una multinazionale tascabile leader nel suo settore, fortemente innovativa, che continua ad essere avanti agli altri concorrenti per numero di brevetti depositati annualmente. Eppure, se ci si ferma a pensare, è un’azienda costruttrice di un componente per auto, l’impianto frenante, praticamente nascosto dietro i cerchioni delle ruote. Come è riuscita, quella che una volta era una piccola azienda del bergamasco, ad interpretare il business to business in modo lungimirante, a quotarsi in borsa e diventare il top brand nel suo settore? La risposta è qualità, innovazione, ma anche determinazione nel creare un’immagine unica, scegliendo strade di grande effetto.

Primo fattore, sposare le supercar. L’azienda fondata da Emilio Bombassei nel 1961, già nel 1977 decise di bussare alla porta di Enzo Ferrari. Con un buon prodotto in mano, Bombassei chiese a Ferrari di scommettere sulle sue pinze freno, che in effetti impressionarono per le buone prestazioni. Nel 1987  la stessa operazione risultò vincente su Porsche. Da allora chi costruisce auto e moto sportive, considera Brembo un punto di riferimento per i freni. Oggi i freni Brembo vengono montati sui bolidi Aston Martin, Lamborghini, BMW Motorsport, Ducati e Harley-Davidson, solo per citarne alcuni, e il marchio si nutre continuamente dell’immagine derivante dalle competizioni sportive.

Secondo fattore, un chilometro di tecnologia. Tra brevetti, segreti industriali e laboratori top secret è difficile trasmettere all’esterno l’impegno in ricerca e sviluppo. Probabilmente anche da queste considerazione è nata l’idea di inaugurare Kilometro Rosso, visibile a chiunque percorra l’autostrada A4 alle porte di Bergamo. Kilometro Rosso è un punto d’incontro tra aziende, università, laboratori, centri di ricerca e di produzione. È considerato tra le dieci vette dell’innovazione italiana, perché in grado di funzionare come un vero centro di aggregazione di diverse discipline e competenze, una fucina d’innovazione che ha ampie ricadute produttive e di sviluppo, prima che nel business to business.

Terzo fattore, pinze freno come opere d’arte. Lo dicevamo in apertura: la pinza freno è un elemento nascosto dal pneumatico. Eppure nel 2004 Alberto Bombassei, figlio di Emilio, ha ricevuto il premio Compasso D’Oro dall’Associazione Design Industriale per i freni in carbonio ceramico con la seguente motivazione: “Se non fosse un freno sarebbe una scultura degna di qualunque museo d’arte moderna”. L’immagine arriva a cambiare il dna del prodotto, e viceversa, ma quel che è importante ricordare nella storia di Brembo è che nel business to business un cliente non va solo subito, ma può anche venire selezionato.