Categoria: Aziende Gold

Clima: le Pmi situate in zone vulnerabili sono più esposte a fallimento

È quanto afferma Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, a commento dei dati emersi dal Focus di Censis e Confcooperative dal titolo ‘Disastri e climate change conto salato per l’Italia’. “Ben una Pmi su quattro è minacciata, perché localizzata in comuni a rischio frane e alluvioni, presentando una probabilità di fallire del 4,8% più alta di quella delle altre imprese’“.

Allo stesso tempo, rischia di realizzare un risultato economico inferiore del 4,2% rispetto alle altre imprese, ed è soggetta a una dimensione aziendale, in termini di addetti, anch’essa inferiore alle imprese localizzate in territori non esposti a rischi di frane e alluvioni.

È infatti l’agricoltura il settore più colpito dagli eventi metereologici estremi avvenuti in questi ultimi anni. Nel 2022, ad esempio, i disastri hanno bruciano 210 miliardi di euro. Ed è all’Italia che spetta il conto più salato in tutta la UE.

Nel 2022 la produzione agricola ha perso 900 milioni

“L’agricoltura è il settore economico che risente di più le conseguenze dei cambiamenti climatici – prosegue Gardini -. L’andamento dell’economia agricola nel 2022 ha registrato un calo della produzione dell’1,5%, poco meno di 900 milioni di euro”.

Buona parte del risultato negativo è da imputare alla diffusa siccità e alla carenza di precipitazioni, tanto che il 2022 è considerato l’anno più caldo di sempre. Quasi tutte le tipologie di coltivazioni hanno subito un duro contraccolpo. La produzione di legumi è calata del -17,5%, l’olio di oliva del -14,6%, i cereali del -13,2%.
In flessione anche ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%).

Il Nord Ovest più colpito dalla flessione

Sempre nel 2022, aggiunge il presidente di Confcooperative, “Il comparto zootecnico ha subito una riduzione della produzione pari allo 0,6%. Dal punto di vista territoriale, la flessione del volume di produzione ha avuto una maggiore incidenza nel Nord Ovest (-3,5%) e nel Sud (-3,0%), mentre al Centro non si è registrata alcuna variazione. Se si guarda al valore aggiunto, la tendenza negativa appare particolarmente evidente nel nord Ovest, con un -7,6%. Al Sud il valore aggiunto si riduce del 2,9%”.

In totale, è di 210 miliardi di euro il conto che disastri naturali e cambiamenti climatici hanno presentato al nostro paese.

“Un conto salatissimo”

“Si tratta di un costo pesantissimo pari all’intero importo del PNRR e a 10 manovre finanziarie. Di questi 210 miliardi ben 111 sono determinati dagli effetti dei cambiamenti climatici. Ecco perché la cura del territorio non è un costo, ma un investimento sul sistema paese”.

Il Focus, riferisce Adnkronos, mostra poi come negli ultimi 40 anni, dal 1980 al 2022, un terzo del valore dei danni provocati da eventi estremi nella UE sia stato ‘pagato’ dall’Italia. “In merito agli ultimi anni – spiega Gardini – parliamo di 42,8 miliardi solo dal 2017 al 2022. Nel 2022 è costato quasi 1% di Pil, lo 0,9% per l’esattezza, pari a 17 miliardi circa: un importo poco inferiore a una manovra finanziaria”.

Intelligenza Artificiale: Italia in testa per progetti realizzati nelle PA europee 

Se a livello globale l’interesse per le applicazioni dell’Intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione è trainato dagli USA, che negli ultimi 5 anni ha investito oltre 60 miliardi di dollari, l’Italia, con 1 miliardo di euro, sembra adottare un approccio più conservativo, allocando meno risorse pubbliche suddivise in un più ampio numero di iniziative.

Con 63 progetti, l’Italia poi emerge tra i Paesi europei più impegnati nello sviluppo delle soluzioni di AI nella PA, e conquista il primato per numero di progetti implementati (38), circa il 10% del portafoglio europeo.
Di fatto, dal 2010 al 2021 i progetti di AI nelle PA europee sono passati da 26 a 148 all’anno, per un totale di 637 progetti mappati. Il 30% ha l’obiettivo di migliorare i servizi rivolti a cittadini e imprese.
Sono alcuni risultati del report Le opzioni tecnologiche per la digitalizzazione avanzata della Pubblica Amministrazione, realizzato da The European House – Ambrosetti e Salesforce.

Diffondere le tecnologie e formare

Considerando che l’Italia oggi si pone al 20° posto in UE per incidenza dei servizi pubblici digitali erogati ai cittadini, emerge la necessità di spingere sulla diffusione di tecnologie digitali nella PA, in particolare, architetture Cloud, e piattaforme pubbliche di Open Data, per condividere l’enorme patrimonio informativo disponibile con altre PA, cittadini e imprese.

Ma per implementare la AI nella PA è necessario investire sulla formazione digitale. Per raggiungere il target europeo (80% della popolazione con competenze digitali di base entro il 2030) all’Italia mancano 15,3 milioni di cittadini.
È quindi urgente intervenire con un piano di alfabetizzazione digitale dei cittadini: tutti gli stakeholder sono chiamati a fare la propria parte.

L’importanza del PNRR

Allo stesso tempo, bisogna favorire lo sviluppo delle competenze digitali avanzate. In Italia sono ‘solo’ 42.000 i laureati in discipline ICT.

Il report ribadisce anche l’urgenza di attuare prima possibile le iniziative sulla digitalizzazione presenti nel PNRR. Sono infatti previsti circa 6,1 miliardi di euro per digitalizzare la PA, oltre 3 volte quelle dell’attuale spesa ICT della PA relativa alla digitalizzazione. Ovvero, circa 1,8 miliardi di euro relativi alle attività di sviluppo software.

I principi guida per adottare l’AI nella PA

Il report individua 5 principi guida per un approccio responsabile all’adozione dell’AI. Il primo è la trasparenza degli algoritmi e la spiegabilità dei risultati prodotti. Il secondo riguarda la responsabilità nell’ambito del processo decisionale: è infatti opportuno che le decisioni finali spettino a un essere umano.
Il terzo riguarda i dati utilizzati dall’AI, che dovrebbero essere di elevata qualità per garantire decisioni accurate, cruciali ed etiche.

Il quarto è relativo all’interoperabilità e condivisione dei dati tra le Amministrazioni per adoperare standard comuni e diffondere gli Open Data nel settore pubblico. E il quinto suggerisce di adottare l’approccio Privacy by design per incorporare la protezione della privacy e della sicurezza dei dati in tutte le fasi del processo. 

Disuguaglianza: i brand possono aiutare a ridurre le disparità

Dalle discriminazioni di genere ed etniche alle disparità basate su orientamento sessuale, classe sociale, età, religione, disabilità, le disuguaglianze si manifestano in varie forme, incidendo non solo sull’accesso alle risorse e su un’iniqua distribuzione della ricchezza e del reddito, ma anche sui risultati finanziari delle aziende. Le disparità sociali non ostacolano solo il progresso di individui e singoli Paesi, ma anche delle aziende. In questo contesto è quindi indispensabile che imprese e governi promuovano una cultura dell’uguaglianza.
Il sondaggio condotto da Ipsos ad aprile 2023, What Worries the World, rileva che oltre il 30% degli intervistati a livello globale identifica la disuguaglianza come una delle principali preoccupazioni, seconda soltanto all’inflazione.

Il ruolo della motivazione reputazionale

Esiste una chiara motivazione morale per affrontare la disuguaglianza, ma non si deve sottovalutare anche una forte motivazione reputazionale. La maggioranza dei consumatori (59%) negli Stati Uniti, ad esempio, ritiene giusto che un brand o un’azienda comunichi la propria posizione nel combattere le disuguaglianze. In questo contesto, le aziende hanno un ruolo sempre più attivo, e molti sostengono che le imprese, più dei governi, abbiano l’opportunità di apportare cambiamenti significativi nella società. A essere più inclini verso questa linea sono soprattutto i giovani. Infatti, emerge un divario tra le generazioni, che evidenzia visioni contrastanti sull’uguaglianza.

Un divario generazionale

Le generazioni più giovani sono più propense a vedere la disuguaglianza attraverso una lente identitaria, sottolineando le disparità razziali e di genere.
Il crescente divario di aspettative tra i giovani e i loro predecessori richiede attenzione. Per colmare questo divario aziende e brand devono, quindi, allinearsi ai valori in evoluzione e riconoscere le prospettive uniche di ciascuna generazione. In un’epoca in cui cresce l’attenzione verso le tematiche D&I e si sviluppano piano ESG, brand e aziende devono implementare nuove strategie di innovazione, sfruttare appieno il potenziale dei propri dipendenti e mostrare azioni positive che siano coerenti con i valori aziendali.

Le strategie per promuovere il cambiamento

Tra le strategie chiave che le organizzazioni possono mettere in atto per creare e promuovere un cambiamento duraturo rientrano anzitutto le misurazioni solide dei dati aziendali per identificare le disuguaglianze all’interno delle organizzazioni.
Poi, occorre uniformare le opportunità di avanzamento, affrontare i pregiudizi inconsci nei processi di valutazione, e sviluppare interventi su misura fissando obiettivi chiari per colmare le lacune e promuovere una cultura dell’uguaglianza. La disuguaglianza priva le organizzazioni del pensiero migliore e di approcci diversi alla soluzione dei problemi. L’obiettivo è garantire a tutti la possibilità di contribuire in base alle proprie capacità, sentirsi valutati in modo equo ed essere retribuiti di conseguenza.

Covid, l’industria tecnologica europea cresce più di prima

Con livelli di investimento ‘early-stage’ per la prima volta pari a quelli degli USA, e con un numero di nuovi unicorni in aumento, l’industria tecnologica europea sta crescendo più velocemente di quanto non facesse prima della pandemia, aumentando il proprio valore di 1 trilione di dollari soltanto nei primi 8 mesi del 2021. E nell’intero anno sono quasi 100 i miliardi di dollari investiti nell’industria tecnologica europea. Lo riferisce il report annuale del venture capital Atomico, che dal 2015 rilascia la propria analisi sullo Stato della tecnologia in Europa. Ma quali sono le tendenze in campo tecnologico per questo primo anno di ‘next normal’?

Cambia il profilo dei player

In Europa il numero totale di aziende tecnologiche che hanno scalato fino a 1 miliardo di dollari è salito da 223 nel 2020 a 321 nel 2021. I grandi round, oltre i 250 milioni di dollari, ora sono la norma, e sono cresciuti di 10 volte rispetto allo scorso anno, rappresentando il 40% del capitale totale investito. E le start up non sono mai andate meglio: l’Europa ha la sua pipeline ‘early stage’ più forte di sempre, con il 33% di tutto il capitale investito a livello globale in round fino a 5 milioni di dollari.
L’Europa diventa quindi la seconda regione a livello globale quando si tratta di investimenti, con un totale di 3,8 miliardi di dollari contro i 4,1 degli USA. 

Le IPO blockbuster sono diventate la norma

Nell’ultimo anno l’Europa ha visto aumentare di oltre 750 miliardi di dollari il valore del mercato tecnologico azionario, e attualmente si trova sopra i 2 trilioni di dollari. L’Italia ha raddoppiato la capitalizzazione del suo mercato tecnologico, toccando 26,6 miliardi entra di diritto nei i primi 10 paesi per capitalizzazione del mercato tecnologico.  Le IPO blockbuster poi stanno diventando la norma, e nel 2021 la più grande è quella della società rumena UiPath, che debutta a circa 35.6 miliardi di dollari dopo il giorno di apertura. Altre quotazioni pubbliche su larga scala sono state Auto1, Wise e Deliveroo, tutte con scambi sopra i 10 miliardi di dollari nel loro primo giorno.

Volano le aziende che fanno impatto sociale

Le aziende ‘purpose-driven’ costruiscono un futuro sostenibile per tutti affrontando uno o più SDGs, riporta Agi. Nei primi dieci paesi per numero di nuovi fondi circa la metà dei nuovi fondi VC raccolti nel 2021 hanno una politica ESG sul loro sito web. Il mercato tecnologico resta ancora indietro però sui temi della diversity. Le donne e le minoranze etniche hanno molte più difficoltà a raccogliere capitali rispetto agli uomini e alle persone bianche.
Nonostante le dimostrazioni che i team misti e diversificati hanno prestazioni migliori, questi hanno ottenuto solo il 9% del capitale raccolto nel 2021.

L’importanza di avere un’aria compressa pura

L’aria compressa che viene adoperata nei vari processi produttivi che riguardano sia la cantieristica su strada che il settore edile o direttamente le attività di produzione all’interno dei siti industriali, è fondamentale per consentire a diversi tipi di strumenti di lavoro di funzionare e dunque di velocizzare ogni tipo di processo produttivo.

Proprio data la sua importanza oggi è impensabile poter fare a meno dell’aria compressa, la quale deve comunque essere necessariamente libera da eventuali elementi nocivi o da sporcizie di ogni tipo.

Questo è un problema certamente non secondario, in quanto un aria compressa non perfettamente pulita è in grado sia di andare ad incidere negativamente sulla qualità del prodotto finale, che causare dei problemi agli stessi macchinari adoperati per la produzione.

Infatti, i macchinari possono andare a deteriorarsi progressivamente a causa dell’aria compressa non perfettamente pulita, fino a causare il blocco delle macchine con conseguente necessità di manodopera.

C’è un problema sia perché c’è effettivamente un fermo alle attività di produzione, che per il costo della stessa manodopera nonché di quello dei pezzi di ricambio. Si tratta chiaramente di una possibilità che è bene evitare proprio perché rimanere fermi in attesa dei pezzi di ricambio e della sostituzione necessaria comporta chiaramente una perdita economica per l’azienda.

Ecco perché è così importante fare in modo che l’aria compressa possa essere sempre ben sgombra da qualsiasi tipo di impurità e dunque non contaminata. In questa maniera ci saranno dei vantaggi notevoli sia per la qualità del prodotto finale che per i macchinari stessi.

I filtri per aria compressa

Tra i ricambi Atlas Copco vi sono a tal proposito a disposizione tantissimi tipi di filtri pensati appositamente per eliminare ogni tipo di impurità e residui dall’aria compressa. Parliamo nello specifico di acqua, olio e polvere, le sostanze che tipicamente è possibile trovare al suo interno.

Ogni filtro è pensato appositamente per soddisfare esigenze produttive specifiche, ed il compito finale è sempre quello di fare in modo che l’aria compressa possa essere perfettamente pura così da andare a preservare sia i macchinari, garantendone l’efficienza nel tempo, che la qualità del prodotto finale stesso.

Si tratta di filtri progettati appositamente per garantire a lungo il massimo delle prestazioni, e per questo motivo vengono ampiamente testati, anche da parte di società indipendenti, prima di entrare in commercio.

In questa maniera la loro qualità è sempre certificata e questo rappresenta certamente un’importante garanzia per i clienti. Dunque così è possibile mantenere sempre alta la qualità della propria produzione, e usufruire allora di migliori prestazioni offerte dai macchinari, le quali si traducono anche in consumi più bassi e migliore qualità generale del prodotto finale.

Si tratta per questo di una soluzione alla quale fare sicuramente ricorso per mantenere sempre alta la qualità della propria produzione con piena soddisfazione dei clienti.

Conclusione

Grazie a questi filtri il lavoro di chi gestisce un impianto industriale o cantiere di qualsiasi tipo diventa certamente molto più semplice. Migliora inoltre notevolmente la capacità di riuscire a migliorare la qualità della produzione, con relativa soddisfazione dei clienti.

È evidente dunque come sia inutile rischiare di andare ad effettuare le operazioni di produzione con un aria compressa non perfettamente pura, compromettendo il prodotto finale quando non i macchinari direttamente.

Al contrario, i vantaggi derivanti dall’utilizzo di appositi filtri appaiono come irrinunciabili a prescindere dal settore in cui si opera o dalla tipologia di prodotto sul quale si lavora.

Questo è il motivo per il quale sono tantissime le realtà industriali che hanno già dotato di questi particolari filtri i propri impianti.

Smartwatch, +12% a livello globale. Apple ancora in testa, ma scende

L’epidemia di coronavirus e il lockdown non hanno frenato il mercato mondiale degli smartwatch. Questo, nonostante le gravi difficoltà incontrate dal settore tecnologico, che ha visto sconvolgere tanti aspetti del mercato, dalla pianificazione alla produzione alle vendite dei prodotti. Di fatto, il mercato degli smartwatch ha chiuso il primo trimestre con consegne in crescita del 12% a livello globale, giunte a quota 14,6 milioni di unità. Apple resta saldamente in testa, anche se nei primi tre mesi dell’anno le consegne di Apple Watch hanno registrato una flessione del 13% rispetto allo stesso periodo del 2019, passando da 6 a 5,2 milioni di unità.

Tra aprile e giugno la Mela venderà il suo centomilionesimo Watch

Lo riferiscono gli analisti di Canalys, secondo i quali di riflesso il market share della Mela è sceso dal 46,7% al 36,3%. In ogni caso, da gennaio a marzo gli esperti stimano che Apple abbia comunque registrato 4 milioni di nuovi utenti del Watch, portando la base installata a circa 70 milioni. Sempre secondo gli esperti, tra aprile e giugno la compagnia californiana venderà il suo centomilionesimo Apple Watch, riporta Ansa.

Huawei e Samsung al secondo e terzo gradino del podio

Dopo Apple, Huawei, un po’ a sorpresa, si piazza al secondo posto, con 2,1 milioni di smartwatch, e una crescita annua che tocca addirittura il 113%. Samsung rincorre i primi due, e si piazza in terza posizione, facendo registrare 1,8 milioni di unità spedite, in aumento rispetto agli 1,2 milioni dello scorso anno. Ma il lancio del presunto Galaxy Watch 3 potrebbe aiutare a invertire questa tendenza, riferisce tomshw.it. Garmin e Fitbit, poi, ottengono rispettivamente la quarta e la quinta posizione, con un aumento rispettivamente del 24% (1,1 milioni) e del 21% (0,9 milioni).

Un dato interessenza giunge dall’America, che per la prima volta non ha rappresentato il Paese con il maggior numero di vendite nel campo degli orologi smart. La domanda infatti ha coperto solamente un terzo di quella mondiale, e se le richieste per gli Apple Watch sono cresciute costantemente nei mercati esteri, negli Stati Uniti e in Europa le vendite hanno subito un rallentamento.

La Cina traina le spedizioni toccando quota 66%

Ed è la Cina ad avere registrato il maggior aumento nelle spedizioni di smartwatch, toccando quota 66%. Anche qui, Apple domina il mercato, seguita a non troppa distanza, da Xiaomi.

I prossimi mesi dovrebbero segnare un aumento importante anche degli altri marchi interni al mercato, con un maggior interesse anche per le soluzioni offerte da Huawei e Oppo. Inoltre, pur non trattandosi di uno smartwatch, ma comunque di dispositivi indossabili, gli AirPods hanno fatto segnare un crescente interesse, oltre ogni aspettativa, soprattutto nei Paesi del Nord America. E risultati molto incoraggianti sono arrivati anche dal sud-est asiatico e dall’America Latina.

Premi collettivi per 3 lavoratori su 5 delle aziende italiane

Da quanto emerge da un’indagine del centro studi di Confindustria (Csc) sul lavoro, le imprese associate alla federazione erogano premi collettivi a oltre 3 lavoratori su 5. L’annuale report sulle condizioni dell’occupazione registra infatti che nella prima metà dell’anno, nell’industria in senso stretto, il 63,7% dei lavoratori era coperto da un contratto aziendale che prevede l’erogazione di premi variabili collettivi. Questo per l’82,5% delle imprese con almeno 100 dipendenti. La contrattazione aziendale di contenuto economico però è meno diffusa nei servizi, dove i lavoratori coperti erano il 45,3%.

Il 15,8% dei contratti aziendali prevede la conversione dei premi in welfare

Oltre alla corresponsione di premi, il 15,8% dei contratti aziendali prevede la possibilità che questi siano convertiti in servizi di welfare. La diffusione di forme di partecipazione dei lavoratori agli utili è invece del 3,5%, e quella di forme di coinvolgimento paritetico dei dipendenti nell’organizzazione è del 4,1%. Il 57,6% delle imprese associate, riferisce askanews, mette poi a disposizione dei propri dipendenti non dirigenti almeno un servizio di welfare.

Quali sono i servizi di welfare più diffusi?

La forma più diffusa di welfare offerto dalle aziende ai propri dipendenti è l’assistenza sanitaria. Lo fa in media il 43,5% delle imprese, e il 76,1% delle aziende industriali con 100 o più addetti. Tra le grandi imprese dell’industria, inoltre, una su 4 eroga somme e servizi di educazione, istruzione o ricreazione a favore di familiari dei dipendenti. E una su 10 offre contributi per l’assistenza a familiari anziani o non autosufficienti.

La diffusione dello smart working

Si diffonde poi sempre di più lo smart working, il lavoro agile, ovvero la modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato che prevede forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro e con l’utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività. Un’azienda su 20 lo ha già introdotto, e una su 10 lo ritiene un tema di interesse da affrontare. Il lavoro agile è ancora in prevalenza regolato solo da accordi individuali, ma in un caso su 4 a essi si affianca già un trattamento da regolamentazione e/o da contratto aziendale. L’incidenza delle ore di assenza sulle ore lavorabili nelle aziende associate è rimasta nel corso del 2017 sui livelli del 2016, passando dal 6,6% al 6,5%, e si è confermata più elevata nei servizi (7,6% contro il 5,9% nell’industria in senso stretto), e nelle imprese più grandi, ovvero per il 7,3% in quelle con 100 e più addetti, e del 4,4% in quelle fino a 15 addetti.

Manageritalia, niente crisi per i dirigenti del terziario

I dirigenti del settore terziario non sono stati toccati (e intaccati) dalla crisi degli ultimi dieci anni, anzi. Ad affermarlo è ManagerItalia, Federazione nazionale dirigenti, quadri e professional del commercio, trasporti, turismo, servizi, terziario avanzato, che rappresenta dal 1945 a livello contrattuale i dirigenti del terziario privato e dal 2003 associa anche a quadri e professional. Oggi associa oltre 35.000 manager: 23.000 dirigenti in attività che lavorano in 9.000 aziende, oltre a 7.000 dirigenti pensionati, 2.000 quadri e 3.000 professional. La Federazione, che offre ai manager rappresentanza istituzionale e contrattuale, valorizzazione e tutela verso la politica, le istituzioni e la società, servizi per la professione e la famiglia, network professionale e culturale, è attualmente presente sul territorio nazionale con 13 Associazioni.

Manager terziario, i numeri sono in crescita

Dal 2008 al 2016 (ultimo dato ufficiale Inps disponibile) i dirigenti privati sono calati in Italia del 4,9%, mentre quelli con il contratto dirigenti terziario sono aumentati dello 0,8%. E mentre le proiezioni per il 2017 dell’andamento dei dirigenti privati restano piatte, quelli con il contratto gestito da Manageritalia segnano un +2,6% nel 2017 e + 1,9% nei primi cinque mesi del 2018.

“Questi numeri sono una chiara dimostrazione di appetibilità da parte del mercato del contratto dirigenti terziario giudicato moderno, semplice, innovativo, snello e flessibile. Insomma, un contratto che compete in modo vincente e che permette alle aziende di aumentare la loro competitività premiando e/o attraendo risorse manageriali oggi indispensabili per competere. E quindi un’utile strumento per l’occupabilità dei manager e un’arma in più anche per i consulenti del lavoro, per dare ancor più valore al loro supporto alle aziende in tema di lavoro” spiega Guido Carella, presidente Manageritalia. Il contratto dirigenti del terziario, afferma una nota dell’associazione ripresa da AdnKronos, “anche grazie alla collaborazione iniziata un anno fa con i consulenti del Lavoro e a un’apposita App dedicata a loro per conoscerlo e promuoverlo al meglio, riesce ad aumentare la managerialità anche nelle Pmi”

Le peculiarità del contratto dirigenti del terziario

Questo contratto infatti, anche a detta di tanti consulenti del lavoro e imprenditori, “permette di instaurare velocemente rapporti di fiducia offrendo alle aziende una base ad alto valore aggiunto. Offre un welfare premiante e non reperibile sul mercato che parte da un minimo contrattuale di 55mila euro, lasciando così ampio spazio per la contrattazione individuale tra aziende e manager, con l’obiettivo di determinare una retribuzione variabile in base ai risultati”.

Spogliatoi in palestra, le norme previste dal Coni

Una palestra – o meglio un impianto sportivo – deve rispettare diverse norme, così come previsto anche dal Coni, il Comitato Olimpico Nazionale. Tali direttive hanno lo scopo di individuare livelli minimi qualitativi e quantitativi da rispettare nella realizzazione di nuovi impianti sportivi, così come nella ristrutturazione di quelli esistenti. Nel suo documento, il Comni sottolinea che “Sono soggetti alle presenti norme tutti gli impianti sportivi destinati alla pratica di discipline regolamentate dalle Federazioni sportive nazionali e dalle loro affiliate, ovvero ad attività propedeutiche, formative e di mantenimento di tali discipline. Gli impianti sportivi dovranno essere conformi: alle norme di Legge che sotto qualsiasi titolo regolano la loro progettazione, costruzione ed esercizio, con particolare riferimento a quelle di sicurezza, igiene, superamento delle barriere architettoniche, ecc.;  ai regolamenti delle Federazioni sportive nazionali e internazionali, in relazione al livello di attività previsto, sia per quanto attiene le caratteristiche dimensionali, costruttive ed ambientali degli spazi destinati alla pratica sportiva, che per la dotazione e le caratteristiche delle attrezzature fisse e mobili; alle presenti norme”.

Spogliatoi, le regola da rispettare

Il documento redatto dal Comitato tiene conto anche dei locali adibiti a spogliatoi, particolarmente importanti in tutti gli ambienti sportivi. Addirittura, gli utenti passano più tempi in questi spazi che in palestra o nei campi dedicati alle varie discipline sportive. Ecco le principali indicazioni, oltre a quelle più tecniche che rispondono a precise esigenze di ventilazione e illuminazione degli spazi. “L’altezza media dei locali di servizio non dovrà risultare inferiore a m 2.70 e comunque, in nessun punto, inferiore a m 2.20. Le pavimentazioni dovranno essere di tipo non sdrucciolevole nelle condizioni d’uso previste. Le caratteristiche dei materiali impiegati dovranno essere tali da consentire la facile pulizia di tutte le superfici evitando l’accumulo della polvere, ed i rivestimenti dovranno risultare facilmente pulibili e disinfettabili con le sostanze in comune commercio…  I locali spogliatoio dovranno essere protetti contro l’introspezione ed essere suddivisi per sesso considerando, salvo particolari destinazioni, un uguale numero di uomini e di donne. In ogni caso dovranno essere previsti almeno due locali spogliatoio. Per le piscine possono essere realizzati spogliatoi singoli (cabine a rotazione) a parziale o totale sostituzione di quelli comuni. Il numero dei posti spogliatoio da realizzare dovrà essere commisurato al numero di utenti contemporanei, tenendo conto delle modalità di avvicendamento e del tipo di pratica sportiva. Per capienze superiori ai 40 posti è preferibile realizzare più spogliatoi di dimensioni inferiori. Gli spogliatoi dovranno risultare fruibili da parte dei disabili… Gli spogliatoi dovranno essere dotati di WC e docce… negli spogliatoi, ovvero nelle loro immediate vicinanze, dovrà essere prevista una fontanella di acqua potabile”.

I bagni che seguono la legge

Riporta ancora il documento del Coni: “Per i servizi igienici degli atleti, ogni locale WC dovrà avere accesso da apposito locale di disimpegno (anti WC), eventualmente a servizio di più locali WC…Il numero complessivo di lavabi dovrà essere almeno pari a quello dei WC; anziché lavabi singoli potranno essere utilizzati lavabi a canale con numero di erogazioni almeno pari a quello prima indicato per i lavabi singoli… Per gli spogliatoi atleti dovrà essere realizzato almeno un WC ogni 15 posti spogliatoio o frazione, con dotazione minima di un WC…Dovrà essere previsto un posto doccia almeno ogni 4 posti spogliatoio o frazione, con dotazione minima di due docce. Almeno un posto doccia per le docce destinate agli uomini ed uno per quelle destinate alle donne dovrà essere fruibile da parte dei disabili motori”.

I servizi accessori

Per la scelta di arredi e complementi, compresi armadietti e panche destinate agli utenti, andranno scelti elementi che non solo rispettino tutti gli standard di sicurezza, ma anche in materiali facilmente pulibili e resistenti all’azione del tempo. Per garantire il massimo comfort agli sportivi, andranno selezionati anche altri complementi – dai cestini per i rifiuti ai phon – che offrano la massima comodità a fronte di assenza di rischi per gli utilizzatori. Per quanto riguarda gli asciugacapelli da parete, uno dei maggiori fornitori europei per collettività è Mediclinics, azienda spagnola operante da anni anche in Italia. Tra i prodotti di punta, spiccano gli asciugacapelli Machflow, di produzione esclusiva. Ergonomico e di dimensioni contenute, è un apparecchio dotato di tubo estensibile fino a 2 metri, ad altissima potenza, antivandalico e antimanomisisone e, ultimo dettaglio ma non per importanza, dal design esteticamente ricercato e dalla lunga durata.

Crescono le entrate del Fisco: +3,6% rispetto a gennaio-febbraio 2017

Lo rende noto il ministero dell’Economia e delle Finanze: le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica ammontano a 66,794 miliardi di euro nel periodo gennaio-febbraio 2018, segnando +3,6% rispetto allo stesso mese del 2017, per un incremento di 2,315 miliardi di euro. Al risultato positivo contribuiscono sia le imposte dirette (+3,6 %), sia quelle indirette (+3,6%).

La crescita delle imposte dirette riflette l’andamento delle ritenute Irpef su lavoratori dipendenti e pensionati

Le imposte dirette nei primi 2 mesi dell’anno risultano pari a 40,787 miliardi di euro, con un aumento di 1,401 miliardi (+3,6%) rispetto al primo bimestre del 2017. La crescita delle imposte dirette riflette essenzialmente l’andamento delle ritenute Irpef sui lavoratori dipendenti e sui pensionati (+880 milioni, +2,7%). Nel periodo, mostra un incremento significativo il gettito dell’imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (+56,7%). Significativo anche il gettito dell’imposta sostitutiva sul valore dell’attivo dei fondi pensione (+29,6%), che evidenzia i risultati positivi dei rendimenti medi ottenuti nel 2017 dalle diverse tipologie di forme pensionistiche complementari. Positivo anche l’andamento dell’Ires che registra una crescita di 185 milioni di euro (+25,9%), riferisce una notizia di Adnkronos.

Le imposte indirette ammontano a 26.007 milioni di euro

Le imposte indirette, che nel periodo ammontano a 26.007 milioni di euro, registrano una crescita di 914 milioni di euro (+3,6%). Il risultato è legato all’andamento del gettito dell’Iva (+554 milioni di euro, +3,9%) e, in particolare, della componente sugli scambi interni che aumenta di 519 milioni di euro. Positiva la dinamica del prelievo sulle importazioni (+35 milioni di euro, + 1,5%). Le entrate dell’imposta di registro mostrano un significativo incremento di 151 milioni di euro (+20,9%).

Le entrate dei giochi ammontano a 2.479 milioni di euro

Le entrate dei giochi, nel primo bimestre del 2018, ammontano a 2.479 milioni di euro con una variazione positiva di 160 milioni di euro (+6,9%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per quanto riguarda le entrate da accertamento e controllo, il gettito dei ruoli derivanti dalle entrate tributarie si è attestato a 1.360 milioni (+70 milioni di euro, +5,4%) di cui 741 milioni di euro (-12 milioni di euro, pari ad un calo dell’1,6%) sono affluiti dalle imposte dirette, e 620 milioni di euro (+82 milioni di euro, pari ad un aumento del 15,2%) dalle imposte indirette